Inizialmente l’armatura dei cavalieri era costituita da una cotta di maglia: una specie di tunica fatta di molti, piccoli anelli di ferro fittamente collegati fra loro.
Nel corso del XII secolo questa corazzatura andò estendendosi, venendo a proteggere anche le braccia e le gambe mediante maniche e cosciali di maglia metallica. Si cominciò anche a portare una sottocotta imbottita e trapuntata avente il compito di smorzare i colpi. Nel Trecento si diffuse tra i cavalieri l’uso di piastre di acciaio per porteggere gli arti, o le parti più esposte di essi. Anche il torso venne protetto sempre più spesso con piastre metalliche fissate a una veste d’arme di tessuto. Nel secolo successivo alcuni cavalieri cominciarono a portare una completa armatura metallica che proteggeva ogni parte del corpo. Il peso completo di una simile corazzatura si aggirava sui 20-25 chilogrammi, così ben distribuiti, tuttavia, da consentire a un guerriero armato di tutto punto di correre, saltare o montare a cavallo senza alcun aiuto, anche se allora come oggi correvano storie (peraltro del tutto infondate) di cavalieri che si facevano issare a cavallo con una gru perché paralizzati dal peso dell’armatura. In realtà, il vero problema della corazza era un altro: la grande scatola di ferro, quasi senza aereazione, diventava rapidamente un forno.  


IL CIMIERO

In questa placca metallica è raffigurato un cavaliere trecentesco che indossa un elmo sormontato da un grande cimiero. Questo ornamento rendeva agevole l’identificazione sul campo di battaglia, tuttavia già in quell’epoca andava perdendo popolarità a favore di elmi meno ornati, come il bacinetto con visiera.  



IL BACINETTO

Il bacinetto, o elmetto con visiera, nato in Italia nel XIV secolo, aveva probabilmente in origine una celata ribaltabile sulla fronte. Ma venne poi affermandosi la più pratica incernieratura laterale, quella che in Germania veniva scherzosamente chiamata Hundsgugel, museruola da cani.
Descrizione:
1) Perno per il fissaggio della celata
2
) Fori di ventilazione
3) Giorgiera di fitta maglia metallica
4) Cordone per il fissaggio della cotta di maglia  
 

MONOPOLE DA PARATA

Manopole come questa, fabbricata a Milano alla fine del Trecento, erano fissate a guanti dicuoio.
Le dita erano protette da piccole piastre aggiuntive.
A ognuna delle monopole è fissata, in questo caso, una banda di ottone su cui è incisa la parola AMOR, amore.

 

MAGLIA METALLICA
 
Nelle cotte di maglia ogni anello era intrecciato, mentre era ancora aperto, con quattro altri anelli. Poi veniva ribattuto così da chiudersi. Il peso di una simile corazza si aggirava sui 9-14 chilogrammi, in gran parte gravanti sulle spalle del combattente. Poché la maglia era flessibile, un colpo inferto con forza poteva provocare serie contusioni, o anche fratture letali.  

 

 

L’ARMAIOLO

Non conosciamo con esattezza il processo di lavorazione di una cotta di maglia. Questo disegno quattrocentesco mostra un armaiolo che, per unire gli anelli, usa le pinze. Si usavano spesso parti in cuoio o tessuto per intervallare le file di anelli, proprio come succede per i moderni capi di maglieria.

 

 

CELATA

La cavalleria leggera, così come talvolta non portava corazze a protezione degli arti inferiori, indossava anche elmi più leggeri, come questo, tedesco, attribuibile agli anni 1480-1510. Era fissato al mento con un sottogola.

 

 

 

LA BARBUTA

La barbuta fu un tipico elmo italiano, realizzato a imitazione degli elmi corinzi. Le borchie fissate sulla parte superiore reggevano un serto di tessuto; a quelle inferiori era invece assicurato il sottogola che tratteneva la barbuta allorché veniva rialzata sul capo e buttata all’indietro. 

 

 

IL GUANTO

Questo acuminato, rastremato guanto metallico è tipico del gotico ornato diffuso in Germania nello scorcio del Quattrocento. Le dita erano protette da piccole piastre fissate al guanto sottostante. Guanti a piastra come questi proteggevano le mani molto meglio della maglia metallica, perchè erano più solidi e non si flettevano allorchè ricevevano un colpo.

 

 

L’EVOLUZIONE DELLA CORAZZA

L’immagine (A) mostra un cavaliere del 1340. Egli indossa la cotta di maglia su una sottocotta imbottita. Sul tutto porta una serie di piastre metalliche e una corta sopravveste. Il cavaliere (B), del 1420, è ormai completamente rivestito con un’armatura a piastre metalliche. 

 

 

L’IMPORTANZA DELLO SCUDO

I cavalieri protetti dalla sola maglia metallica erano molto vulnerabili da parte di forti colpi di lancia o di mazza.
Dovevano perciò proteggersi dietro grandi scudi, come quelli che si vedono in questo dipinto di Matteo Paris, realizzato verso la metà del Duecento.
Nel Quattrocento, grazie ai progressi della corazza a piastre, gli scudi divennero molto più piccoli e leggeri. 

 

 

L’ARMATURA DI MAGLIA METALLICA

Questo cavaliere della metà del Duecento indossa una sopravveste sopra la cotta di maglia, forse a imitazione dei guerrieri musulmani conosciuti durante le crociate. Le maniche della cotta di maglia si estendono fino a formare dei guanti, con il palmo di cuoio per garantire una buona presa.