Pittori di icone
Laura e Giovanni Raffa

 
M’ILLUMINO DI COLOR
Un paziente lavoro, fatto con materiali che sanno di antico: tuorlo d’uovo mischiato a pietre dure (lapislazzuli, malachite…), un particolare tipo di legno (in Russia si usa la betulla), lenti gesti del pennello, sospeso, non solo materialmente, tra terra e cielo: anche oggi è questo il mestiere dell’iconografo.
A Perugia c’è una coppia che si è conosciuta all’ombra delle icone e che da queste ha tratto anche la forza per instaurare un vero sodalizio affettivo-lavorativo. Laura e Giovanni Raffa hanno ora aperto una scuola che possa parlare anche agli altri di questo “vento dell’Est”.
A noi le icone hanno parlato, eccome – ci ha spiegato Laura – dipingerle non è solo imparare una tecnica, è entrare nel mondo religioso del 1200. Allora, per l’uomo che non era alfabetizzato, le parole erano immagine“. 
Stiamo parlando nella suggestiva chiesetta di San Sisto, dove c’è molto dell’opera dei due coniugi: anche il seggio del presbitero ha un’icona appropriata, mentre sono in lavorazione dei pannelli che poi saranno posti intorno all’altare.
Laura indica il seggio: “Questa è un’immagine che ho dipinto io, rappresenta “il Buon Pastore” – spiega – quest’immagine è legata all’annuncio della Riconciliazione totale dell’uomo. Come spiegano i maestri orientali il Buon pastore rappresenta da sempre un’unione anche con la natura. Infatti ho raffigurato Gesù Cristo con in mano il flauto di Pan, da sempre collegato, anche per i pagani, al verde, alla campagna. Ma qui c’è qualcosa in più: il flauto rappresenta anche la parola dolce e ferma che il Gesù ancora, nella nostra vita, ci sa far sentire“.
A questo punto interviene Giovanni a spiegare meglio la “griglia” nella quale loro artisti hanno deciso di operare e di rispettare: “Chi fa icone non inventa niente di nuovo, non crea nuove simbologie. Rifarsi alla tradizione non vuol però dire non essere creativi, quelli che ancora oggi amiamo riproporre sono infatti simboli universali. Le icone affondano le radici nel nostro essere, per questo sono così immediate da capire, e anche così difficili, prese da un altro punto di vista, da comprendere. L’iconografo si mette al servizio della Chiesa, veniamo infatti, sia Laura che io, da un cammino di fede: un’icona, anche oggi, può dire molto, è una testimoniariza vivente“.
I due artisti si sono conosciuti a Trento 8 anni fa, partecipavano allo stesso corso. “Lavorare insieme arricchisce molto – racconta Laura – mentre dipingi queste immagini necessariamente rifletti molto. E’ infatti una forma di preghiera, nella quale tu ti relazioni con il Mistero. Quello che mi colpisce di tutti i dipinti sacri sono gli occhi: alcuni ti parlano proprio. Soprattutto quelli di Maria. Posso anche aver litigato con mio marito, essere stufa della giornata che sto vivendo: ma poi, quando dipingo “quel” volto … tutto cambia”.

AMORE ALL’OMBRA DELLE ICONE
Tutto nacque con la diaspora di alcune famiglie russe, per lo più espatriate in Francia. Insieme alle loro, probabilmente, povere cose, questi esuli riuscirono a portare pezzi della loro spiritualità e devozione: le icone. In molti rimasero stupiti da tanto “statico” splendore. E queste preghiere in punta di pennello presero piede anche in Europa.

Il mio primo maestro era un cosacco che viveva a Parigi, padre George Drobbot – racconta Giovanni Raffa, che insieme alla moglie Laura Renzi ha creato a Perugia una scuola di icone – sono subito rimasto stupito e mi sono innamorato di questa tecnica. Poi ho conosciuto Alexander, Stalno’v, bravissimo, anche se ha solo pochi anni più di me. Anche in Russia c’è stata di recente, dopo il crollo del regime comunista, una riscoperta della tecnica delle icone. Per i nostri fratelli dell’Est è stato come se per noi si aprisse all’improvviso la Cappella Sistina: hanno trovato una serie inesauribile di tesori. Certo, molti capolavori sono stati distrutti dal passato regime, è stato perso un patrimonio inestimabile. Ma le tecniche sono state riscoperte e si è ripartiti”. Interviene Laura “Le icone si sposano bene anche con le architetture moderne, hanno un’essenzialità che si sposa bene con certe forme attuali, il nostro lavoro è in continua evoluzione e anche nella scuola che abbiamo fondato le adesioni non mancano“.
La scuola di Laura e Giovanni è in collaborazione con il convento di Rocca Sant’Angelo vicino a Petrignano. Le suore francescane hanno chiesto la loro collaborazione.
Ci sono corsi residenziali di 11 giorni, si segue la vita delle religiose, si imparano le tecniche e si cresce insieme. Chi entra infatti nel mondo delle icone non può non cominciare a porsi certe domande. Adesso stiamo per `entrare in convento’ e insieme a 15 iscritti partiremo dalla base, dall’immagine forse più classica: il Cristo Pantocratore“. Quest’icona è una delle più diffuse, rappresenta il Cristo “creatore di tutto”, che oramai ha vinto la morte. Spesso è rappresentato anche con un libro in mano, il Libro della Vita descritto nell’Apocalisse. I colori usati, le splendide “zeste” (le cornici d’argento e pietre preziose) tendono a riprodurre quasi un pezzo di paradiso in terra. I corsi della giovane coppia sono anche più “diluiti”, un incontro a settimana da novembre ad aprile. “Noi abbiamo ovviamente le nostre preferenze in fatto di icone – racconta Giovanni – a me piace il Cristo che si trova nel Sinai, nel monastero di Santa Caterina. Ma trovo splendida anche la pittura italiana del 1200, così vicina come `griglia’ e simbolismo alle icone. Amo tantissimo anche il Cristo Pantocratore che si trova nel duomo di Cefalù”. Per Laura invece “Prevale lo sguardo, ho come preferita un’Annunciazione: la Vergine da ogni parte la guardi, ti guarda …e ti parla”.

www.loscriptorium.it

———————————————————————————————————————–
 
ICONOGRAFIA
Dal greco, “discorso sulle immagini”. Disciplina che studia le immagini come fonte storica non dal punto di vista artistico, ma del loro significato. Facendo attenzione a gesti, attributi, derivazioni, persistenze, mutamenti, l’iconografia riesce a dare informazioni anche là dove le fonti triadizionali sono mute, per esempio sulle classi meno abbienti, o su atteggiamenti mentali non considerati dalle fonti scritte.