Intervista a Veronica Mariucci
Passare dalla tipografia alla falegnameria artistica il salto è grande. Non basta l’intuito e la fortuna, ci vuole passione. La passione ha sempre accompagnato Elio Mariucci, artista e pittore che trent’anni fa, a Città di Castello fondò “Legno & Colore”, laboratorio artistico di mobili prodotti da materiali di scarto. I pezzi forti della sua produzione sono in esposizione alla “Festa del Bosco”, dal 31 all’1 novembre, a Montone nell’ex chiesa di San Francesco. Cassettiere colorate con maniglie riciclate da lampadari e bottoni, fantasie che riprendono motivi geometrici ognuna diversa dall’altra in originali design. Veronica Mariucci, la figlia, ha ereditato la passione del padre, il gusto nella scelta dei colori e l’inventiva che mette nei suoi mobili portando avanti un mestiere in bilico tra l’artigianato e l’opera d’arte.
Come è iniziata l’attività?
Mio padre lavorava in tipografia e per vari motivi decise di lasciare. Imparò un nuovo mestiere nella falegnameria. All’inizio gli affidavano le lucidature, poi ha cominciato costruendo piccoli oggetti con materiali vecchi sempre con accenni di colore e infine siamo arrivati a questi mobili che sono pezzi unici. Mio padre è pittore e con un gruppo di artisti nel ’78 fondò il gruppo “13 x 3” con Meoni, Ottaviani, Pellegrini e Rossi. Hanno fatto molte mostre insieme ed è anche grazie a loro se oggi a Città di Castello c’è un bel fermento di artisti che prendono spunto dall’arte applicata.
Nel suo lavoro c’è più dell’artista o dell’artigiano?
Bella domanda…penso che a volte ci sia più dell’uno e a volte dell’altro. Sono due aspetti che vanno insieme… gli oggetti che creiamo sono una sintesi nata dalla curiosità. Per esempio, le maniglie delle cassettiere vengono fatte con cose che la gente butta via, dai rubinetti ai lampadari. Qualsiasi cosa si presta a perdere la funzione che aveva prima e acquistarne una nuova. Quindi bisogna avere l’inventiva e la manualità.
I vostri mobili sono pezzi unici?
Sì, possiamo rifare un mobile simile al catalogo ma quando lo ricreo non avrò mai la certezza di avere la stessa maniglia o la stessa tonalità di colore. Questa è la particolarità: un prodotto unico. Anche per questo motivo non possiamo fare grandi produzioni.
Qual è il vostro cliente tipo?
Il nostro è un prodotto di nicchia e la nostra clientela è medio/alta. In passato abbiamo arredato il negozio di Cortina di Mastro Raphaël, la cantina Gritti per I girasoli di Sant’Andrea a Lisciano Niccone, le nostre cassettiere sono andate a Lille in Francia e nella casa del vice presidente della Nigeria. Chi compra i nostri mobili di solito se ne innamora, li guarda, li coccola…per noi sono creature tanto che ognuno è battezzato con un nome.
Quali difficoltà riscontrate nel vostro settore?
Oggi il momento è difficile. Noi siamo stati a Verona alla fiera “Abitare il tempo”che da 23 anni è la più esclusiva per l’arredamento d’interni e abbiamo avuto la soddisfazione di appartenere ad un settore di qualità. Al momento stiamo valutando vari contatti con architetti stranieri e stiamo cercando l’ambiente giusto dove presentarci. La nostra difficoltà è riconducibile alla visibilità.
Come si svolge il vostro lavoro e come s’impara il mestiere?
Guardando….poi c’è una ricerca continua sui prodotti e i colori, si vanno a ricercare le maniglie nella discarica oppure ci avvaliamo del lavoro di altri artisti. Nasce una bella collaborazione. A volte usiamo oggetti di vetro fusione o di ceramica diventa sempre una nuova sfida…