L’illustrazione di volumi in-folio, codici e libri in pergamena o in carta pecora con miniature dipinte o disegnate con minio, un pigmento rosso di piombo usato soprattutto nelle lettere degli antichi manoscritti medievali.
Per associazione il termine fu esteso ad indicare l’illustrazione dei manoscritti e, in seguito, i ritratti di piccole dimensioni su carta, del tardo Medioevo.
Questi manoscritti rappresentano alcune fra le brillanti opere d’arte prodotte nel primo Medioevo e nel XV secolo.
I primi manoscritti miniati di natura cristiana risalgono al tardo Impero Romano e si trovano in particolare nelle province orientali che divennero parte dell’Impero Bizantino.
Questi manoscritti, con il loro tradizionale utilizzo di oro e colori vivaci, influenzarono i successivi artisti occidentali; l’Irlanda e la Northumbria produssero le miniature più belle.
Questi volumi sono noti per i disegni celtici a margine che consistono di intrecci decorativi contrapposti a motivi mitici e animali reali. C’era un ampio uso di grandi lettere iniziali, decorate con fogliame, figure umane e paesaggi.
Il successivo periodo carolingio ha prodotto libri che riflettono sia la tradizione bizantina che quella celtica; i manoscritti erano scritti e miniati in monasteri come quelli di Ratisbona, Parigi, Reims e Winchester.
Questi raggiunsero l’apice durante il periodo romanico a Reichenau in Svizzera, che è noto per le sue straordinarie creazioni.
Dopo il 1200 ci fu la tendenza a miniare libri come la Bibbia o i Breviari. Il Très riches heures du duc de Berry (ca. 1400), miniato da Pol de Limbourg e dal fratello, è probabilmente il volume più noto di questo tipo del periodo.
La miniatura dei manoscritti ebbe fine con l’invenzione della stampa.
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