Il farro di Monteleone di Spoleto è rinomato. Viene seminato in primavera in 70 ettari e frutta sul 250.000 euro l’anno. Secondo la tradizione, lo introdusse san Nicola di Bari, donando dei semi alla popolazione indigente locale e contribuendo poi a mantenere nel tempo la coltivazione di questo cereale nella piana del fiume Corno, a circa 900 metri di altitudine, in paese, Renato Cicchetti non ha mai smesso di coltivare il farro, neppure quando tutti l’abbandonavano per motivi diversi, tra cui la scarsa remuneratività e la difficoltà di liberare il seme dal suo rivestimento, tanto che si doveva “sfarrare” la granella frantumandola con macine di pietra azionate a mano. Anche la pulitura avveniva manualmente e con fatica, lanciando in aria il farro spezzato affinché il vento lo liberasse dalla pula. E proprio il signor Cicchetti, per agevolare questa operazione, negli anni ’70 ha messo a punto una macchina che sfruttava un ventilatore azionato dal motore d’una lavatrice elettrica. Giulio, imprenditore agricolo e figlio del signor Cicchetti, ha apportato utilissime modifiche alle normali macchine da riso, riuscendo a decorticare il farro senza dovere spezzare il seme e ad avviare una robusta produzione di gallette e farro tostato in cialde da infusione o per ricavarne “caffè” espresso.
M.LA.
Tratto da “Famiglia Cristiana” del 3 aprile 2004