Regione geograficamente al centro dell’Italia, è stata spesso scenario dei difficili rapporti tra il Papato e l’Impero, e, dall’XI secolo, tra queste due potenze e i Comuni; ha rappresentato il “palcoscenico” di faide familiari e di rivendicazioni da parte di piccoli “signorotti“, pronti a tutto pur di far valere i propri “diritti”. Dopo il Mille, furono molte le città (Assisi, Foligno, Gubbio, Città di Castello, Perugia, Terni, Spello, Todi) che, approfittando dell’assenza di un potere sovrano, diedero vita a forme di governo in piena autonomia amministrativa: i Comuni. In questo periodo assistiamo ad un forte incremento demografico che si accompagna, nella regione, alla rinascita dell’agricoltura e ad un discreto sviluppo economico: gli scambi commerciali si moltiplicano ed i mercanti e gli artigiani acquistano una posizione di rilievo, organizzandosi nelle prime corporazioni. Siamo al centro anche delle lotte tra Guelfi (sostenitori del predominio del papato) e Ghibellini (sostenitori della supremazia imperiale) dagli esiti incerti ed alterni, che non frenano però la vitalità culturale, artistica ed economica dell’Umbria: le città si arricchiscono di palazzi e monumenti, simbolo ed espressione dei ceti economici emergenti e della nuova classe dirigente. Nel XIII secolo, le principali città raggiunsero la massima autonomia con l’istituzione del Comune del Popolo o Palazzo dei Priori che tutelava gli interessi della borghesia produttiva e del ceto degli artigiani in pieno contrasto di interesse e di ideologia con la nobiltà. Nel XIV secolo, nonostante la comparsa di forme di Signoria, l’Umbria entra definitivamente nell’orbita dello Stato Pontificio: da questo momento, mentre si comincia a spegnere sul piano politico, continua ad essere uno dei centri più vivaci d’Italia sul piano spirituale e su quello culturale.