Bartolo da Sassoferrato (Sassoferrato, 1314 – Perugia, 13 luglio 1357), discepolo di Cino da Pistoia, fu uno dei più insigni giuristi dell’Europa continentale del XIV secolo ed il maggiore esponente di quella scuola giuridica che fu definita dei commentatori (o postglossatori). La venerazione delle successive generazioni di studenti del diritto è dimostrata dall’adagio: nemo íurista nisi bartolista, non può essere un buon giurista chi non sia un bartolista (cioè un seguace di Bartolo).
A soli quattordici anni seguiva a Perugia i corsi di Diritto Civile di Cino da Pistoia. Consegue la laurea all’Università di Bologna, insegna all’ università di Pisa. Nell’anno scolastico 1342-1343 si trasferisce allo Studio di Perugia ed in questa città gli viene conferita la cittadinanza nel 1348; l’attaccamento con il Comune di Perugia è talmente saldo che dalla città il Bartolo non si muoverà mai più.
Bartolo esercitò un fecondo ed intenso insegnamento universitario e parallelamente partecipò all’attività politica. Bartolo divenne anche consigliere dell’imperatore Carlo IV, che gli concesse la facoltà di fregiarsi d’uno stemma consistente in un leone rosso in campo d’oro, il privilegio di dichiarare maggiorenni le persone che, pur non avendo ancora raggiunto i venticinque anni, fossero ritenuti dottori delle leggi al suo pari e di legittimare i loro discepoli all’Università perugina. Della familiarità con l’imperatore Bartolo si avvalse anche per far conseguire allo Studio perugino il riconoscimento imperiale nel 1355.
Bartolo fu definito il “commentatore per eccellenza”, cioè il massimo teorico del sistema di interpretazione delle leggi, appreso dalla scienza francese e divulgato da Jacopo e da Cino, che si contrapponeva alla metodologia della scuola bolognese fondata sulla “glossa”. Mentre con la glossa gli studiosi delle leggi romane cercavano di interpretarle rimanendo quanto più possibile fedeli al testo letterale, con il commento si cercava di interpretarle mediante un più complesso processo mentale che portava alla scomposizione del testo nei suoi elementi strutturali e nei diversi momenti logici.