Tommaso di Cristoforo Fini, pittore
Panicale 1383 – San Giovanni Valdarno 1440 ca.
Legato al gusto tardo-gotico e vicino allo spirito del Ghiberti, Masolino (che in italiano antico significa piccolo di statura) compare probabilmente sulla scena artistica ai primi del Quattrocento ma di lui non ci restano opere fino al 1423 (Madonna di Brema e Madonna di Monaco). È un pittore stimato ma non fra i primi di Firenze quando incontra sulla sua strada il grande Masaccio, giunto dal natìo Valdarno per lavorare nella bottega del compaesano, più anziano di lui di circa vent’anni. Si è creduto per molto tempo che Masaccio fosse stato allievo di Masolino, ma le cose non stanno affatto così. Anzi. Masolino capisce subito la straordinaria qualità e novità della pittura masaccesca e divide col giovane artista due commissioni fondamentali: la Sant’Anna oggi agli Uffizi (1424 ca.) e gli affreschi della Cappella Brancacci (1424-28). Masaccio muore poco dopo, a soli 27 anni, ma la sua lezione resta indimenticabile per Masolino, che per tutta la vita cercherà di fondere il suo linguaggio ancora gotico con le novità di plasticità, prospettiva e gusto classico apprese nella Cappella Brancacci. La pittura di Masolino non è rivoluzionaria ma piuttosto un vivace aggiornamento del gotico, è ancora basata sulla linea ma non trascura effetti di naturalismo, morbidezza e sfumato. Le sue architetture seguono rigorosamente le nuove regole prospettiche ma restano comunque una cornice decorativa dentro cui raccontare favole medievali con personaggi incantati.
Nella sua attività si segnalano un soggiorno alla corte ungherese (1425), uno a Roma (affreschi in San Clemente, Cappella di Santa Caterina, 1428) e soprattutto quello a Castiglione Olona (Varese), dove dal 1435 lavora nella Collegiata (Storie della Vergine) e nel Battistero (Storie del Battista) e mostra di avere assimilato nuove suggestioni luminose che preludono a Domenico Veneziano.