AMELIA
Amelia appare come una bella rosa i cui petali proteggono dall’esterno un cuore pulsante di vita artistica, religiosa e culturale.
Si erge a piramide verso il cielo con il suo dedalo di vie che sembrano essersi fatte spazio tra le mura di vecchi palazzi nobiliari, e deliziosi portoncini di abitazioni amerine.
Si lascia, in basso, all’ingresso, l’imponente Porta Romana che interrompe la processione delle mura ciclopiche, costruite con grossi massi calcarei di forma poligonale, si lascia una campagna, al di fuori di queste mura, che si frastaglia e degrada quasi a voler mettere in risalto il nucleo antico medioevale della cittadina. All’interno, della Porta Romana si sale tra passaggi e scalette sotto archetti caratteristici, tra negozi “centenari“ che sembrano non aver mai cambiato aspetto (il vecchio negozio di barbiere, la bottega antiquaria, antiche orologerie, un piccolo negozio di modisteria), altri, più moderni che richiamano l’attenzione del passante per i mille oggetti dell’artigianato e delle leccornie locali., chiese e piazzette dove è interessante girovagare.
Meta prefissata e preferita è una visita al Museo archeologico, che raccoglie testimonianze delle origini e dello sviluppo di Ameria, capitelli, decorazioni, frammenti scultorei di statue, are funerarie e soprattutto l’imponente statua del Principe Germanico, Nerone Claudio Druso nato nel 15 a,C. statua bronzea alta oltre 2 mt.; accanto, la Chiesa di San Francesco (1256) con facciata romano gotica, con portale gotico in marmo, con l’interno a croce latina. Nel 1426 S. Bernardino predicò qui, prevalentemente sul gioco, la bestemmia e l’usura. Mirabile anche il chiostro dove attualmente vengono realizzate cene romane, medioevali dai sapori inusitati ma gradevoli.
Come perfettamente illustrato dalle guide ufficiali e dalle pubblicazioni specializzate si apprende che i sotterranei di Amelia sono un susseguirsi di dieci sale costituenti le Cisterne Romane che assolvevano al compito di raccogliere e conservare l’acqua piovana: 4400 metri cubi di acqua raccolta servivano la città che lamentava gravi carenze idriche.
Poi ancora strade, salite che si inerpicano su fino alla armoniosa Piazza Marconi con la tribuna medioevale dalla quale si proclamavano gli editti comunali e Palazzo Petrignani con le sue pitture di Scuola dello Zuccari, sino alla Cattedrale dedicata a S. Firmina che fu restaurata da volonterosi nell’anno 1250 dopo la rovinosa occupazione di Federico II, in cambio di indulgenze. Su disegno del Bernini, nel 1600 fu nuovamente ritoccata ed ora ha in sé pronti per essere ammirati degli affreschi del Fontana e siamo nel 1800!!!
Accanto svetta, a forma dodecagonale, la bella Torre civica (XI sec. d.C.) , simbolo delle lotte per le libertà comunali.
info: ASSOCIAZIONE IL LECCIO
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