Come vivevano gli uomini, le donne e soprattutto i bambini nel Medioevo? Cominciamo dalla stanza da letto, vivacemente utilizzata anche di giorno, per pranzare, studiare, ricevere visite e, se si fosse stati re, per applicare la giustizia. Come era ammobiliata? E come ci si difendeva dall’ assillo per eccellenza, il freddo? Perché i neonati venivano fasciati come piccole mummie e il rosso era così presente nel loro abbigliamento? Crescere era difficile per un bambino: mancanza di igiene, cibo inadatto, balie incuranti. E il demonio, sempre in agguato, che faceva ammalare, rapiva e uccideva. Imparare a leggere e scrivere, un divertimento nell’ ambiente domestico, un incubo quando entrava in scena il maestro, sempre severissimo. Molti i giochi all’ aperto, assai pochi i giocattoli veri e propri. Giocavano i bambini, meno le bambine. Se mandate in monastero non necessariamente avevano un destino infelice. Hanno copiato codici, scritto testi, miniato smaglianti capolavori. Se ci si allontanava dalla casa o dalla cella per un viaggio, che cosa poteva capitare? Quali avventure nelle strade brulicanti di pellegrini, penitenti, malfattori? A tutte queste domande e ad altre ancora risponde l’autrice in, un racconto reso vivacissimo anche da stupefacenti immagini. Riportiamo un passaggio dalla recensione di Francesco Stella : “Qualche bambola di legno dall’ aspetto vagamente spettrale che abitua a desideri parchi e fantasia. Poi trottole, volani, trampoli, per giocarci all’aperto, quando tempo e stagione lo consentono. Se il quotidiano medioevale contempla anche aspetti di felicità è per mancanza di modelli alternativi: tant’ era, punto e basta. Chiara Frugoni il medioevo lo studia, lo insegna, lo frequenta da medievalista di fama comprovata. I suoi lavori vantano traduzioni persino in coreano: l’ultimo – uscito da poco per il Mulino – si intitola “Vivere nel medioevo. Donne, uomini e soprattutto bambini” (Ed. Il Mulino, euro 40,00) e ne conferma appieno la caratura accademica. Il saggio è da non perdere: il millennio di mezzo restituito attraverso ambiti social-familiari, e un corpus iconografico di abbagliante bellezza. Per dirla in modo diverso: parole e immagini per l’affresco minuto di usi e costumi medioevali cui si perviene, per stessa ammissione dell’autrice, “annodando testi e immagini in un filo continuo”, rivelatore di “aspetti insoliti e sorprendenti”. (da Il Manifesto, 17.12.17)