«Nel corso del nostro studio è emerso con sempre maggiore chiarezza un fatto che avrebbe certamente scandalizzato la Chiesa e i cristiani dei trascorsi secoli e che indubbiamente non mancherà di stupirne ancora qualcuno ai nostri giorni: le immagini di Dio cambiano.» Esiste un Dio dei chierici e uno dei laici, un Dio dei potenti e uno degli umili, un Dio dei poveri e uno dei ricchi. Jacques Le Goff affronta l’argomento in grado di schiudere la piena comprensione del Medioevo. La sua indagine scava tra i testi, le immagini, i rituali dei cristiani medievali e approda a una tesi sorprendente: se ufficialmente Dio era unico, nei fatti le cose stavano altrimenti. Un brano tratto dal libro Dio quale oggetto di storia Filo conduttore di queste conversazioni è la rappresentazione di Dio nell’Occidente medievale. Le religioni si rivolgono in genere a persone sacre ovvero divine. Una svolta di rilievo nella storia dell’umanità è stata il sostituirsi del monoteismo, la credenza in un solo Dio, al culto di una pluralità, se non di una moltitudine di dèi, proprio del paganesimo antico, nel quale tuttavia è possibile riconoscere il maturare di una concezione unitaria della divinità. Nostro fine non è tanto di mostrare il ruolo della religione nel cristianesimo medievale, tema sul quale è disponibile una ricca bibliografia, ma di far convergere la ricerca direttamente su Dio, facendone l’oggetto del nostro approccio e della nostra analisi. Diversamente da Jahvè e da Allah, di cui giudaismo ed islam vietano qualunque raffigurazione, il Dio dei cristiani può essere rappresentato. L’iconoclastia infatti, pur avendo suscitato dei conflitti, non ha assunto nell’Occidente medievale lo stesso rilievo acquistato a Bisanzio all’interno del cristianesimo greco ortodosso. Nondimeno, per conoscere il Dio dei cristiani non basta dire che è rappresentabile. È invece opportuno sottolineare come sia stato concepito e raffigurato in forma umana: il Dio dei cristiani è antropomorfo e la sua «antropomorfizzazione» è avvenuta essenzialmente nel corso dell’età medievale. L’immagine di Dio non ha interessato soltanto l’iconografia: è infatti al centro della teologia, della liturgia, della spiritualità, della devozione. In che modo gli uomini e le donne del Medioevo immaginavano Dio? Quali rapporti intrattenevano con lui? Sarà questo il tema, al contempo vastissimo ed estremamente circoscritto, delle nostre conversazioni. In ogni società la concezione di Dio dipende ovviamente dalla natura e dalla collocazione di colui che lo immagina. Esiste un Dio dei chierici e un Dio dei laici, un Dio dei monaci e un Dio dei secolari, un Dio dei potenti e un Dio degli umili, un Dio dei poveri e un Dio dei ricchi. Si è tentato di cogliere questi diversi «Dio» privilegiando da una parte il Dio della Chiesa, della religione ufficiale, e dall’altra il Dio quale si esprime nell’esperienza quotidiana, che nel Medioevo, prima che emergano aspetti profani, è fondamentalmente religiosa. Oggetto della nostra ricerca saranno quindi i dogmi, le credenze, le pratiche di devozione, nella misura in cui definiscono e lasciano intravedere l’atteggiamento degli uomini e delle donne del Medioevo riguardo a Dio. Nel corso di tale indagine avremo la sorpresa di scoprire che rispetto a quanto consegnato da testi, rituali e immagini e prassi di culto diffuse nella società, tra il monoteismo ufficiale e determinate forme di politeismo si è dovuta produrre – è almeno l’ipotesi qui avanzata – una precisa divaricazione, per non dire di più: come se il cristianesimo medievale avesse compiuto riguardo a Dio un ulteriore miracolo… Il Dio concreto degli uomini e delle donne del Medioevo è stato infatti sia Dio Padre, sia Dio Figlio, sia lo Spirito Santo. A questo deve aggiungersi quello che va considerato come uno dei grandi avvenimenti della storia medievale: l’inserimento – nella Trinità o al suo fianco – di una persona di sesso femminile, la Vergine Maria. Nel corso dell’indagine è emerso con sempre maggiore chiarezza un fatto che avrebbe certamente scandalizzato la Chiesa ed i cristiani dei secoli passati e che indubbiamente non mancherà di stupirne ancora qualcuno ai nostri giorni: nel tempo le immagini di Dio cambiano. Non ci si riferisce in questo caso soltanto all’aspetto iconografico: che un Cristo glabro subentri ad un Cristo barbuto, o che accada l’inverso, è in definitiva un dettaglio; ma che Dio appaia soprattutto assiso, in trono, «in maestà», secondo l’espressione consacrata, o che venga invece mostrata l’immagine di Gesù crocifisso sofferente piuttosto che il cadavere di Gesù deposto dalla croce, sulle ginocchia di sua Madre o anche di Dio Padre, questo ha un grande significato, introducendo nella considerazione dei rapporti tra il Dio del dogma e quello dei fedeli una visione inevitabilmente storica. Occorre riconoscerlo con franchezza: esiste per lo storico, e di conseguenza per l’intero sapere, una storia di Dio. Proprio questa storia, nel più assoluto rispetto delle credenze, sarà al centro di queste conversazioni.
Indice
Dio quale oggetto di storia – CAPITOLO I Di quale Dio parliamo? – CAPITOLO II Due figure di grande rilievo: lo Spirito Santo e la Vergine Maria – CAPITOLO III La società medievale e Dio – CAPITOLO IV Dio nella cultura medievale – Conclusione – Bibliografia
Il Dio del Medioevo
di Jacques Le Goff
trad. di R. Riccardi, conversazioni con J.-L. Pouthier
Ed. Laterza 2006, pp. 118, € 12,00, con ill.