Alla ricerca della “fiamma” perduta!

Esistono ancora luoghi che inglobano in poco spazio il concentrato di storie che per evolversi hanno impiegato centinaia d’anni, ed averli davanti agli occhi, sembra quasi di entrare improvvisamente in una storia non vera. Ho davanti a me un’architettura aerea modernissima e di straordinaria bellezza, invece no sono davanti ad un telaio di legno dell’800, con le parti manuali consumate e ben levigate ad opera di chissà quanti tessitori. Mentre delle mani esperte si muovono con precisione e sapienza tra finissimi fili colorati, tesi come corde di violino, tutti i licci con il loro piombo in perfetta simmetria , accarezzati da un dorato raggio di sole del pomeriggio, la navetta che scorre, ed il rumore sordo della battuta. E così con paziente fiducia si prosegue il racconto antico della tessitura.

 

La fiamma perugina

L’opera che ho di fronte ha lingue di colore che si alzano e si spengono creando sfumature tono su tono oppure salti di colore più decisi, e non è altro che la “fiamma perugina”.
Proprio questa ricca tavolozza cromatica costituisce il maggior fascino di questa rara produzione tessile documentata in Umbria sin dalla fine del ‘300, in particolare a Perugia.
Alcune tradizioni fanno risalire la diffusione di questo genere di decorazione alle frequenti visite che la regina-santa Elisabetta d’Ungheria realizava a Perugia ed Assisi; altre tradizioni raccontano di un “intreccio” di gusti, in seguito alle Crociate, tra la cultura occidentale e quella orientale, simile alla tecnica “ikat”, che mescola infatti filati dai colori inaspettati.
Sono rarissimi i pezzi segnalati che è ancora possibile vedere: a Perugia alcuni pezzi di tessuto fiammato databili fine ‘700 si trovano presso la Cattedrale di San Lorenzo in piazza Danti; nella chiesa di Santa Maria Nuova della Misericordia in Piazza Piccinino; al Monastero di Santa Caterina e della Beata Colomba , in corso Garibaldi; un bel pezzo di tale tessuto è presente anche all’interno della Collezione Arnaldo Caprai a Foligno.
 

ll laboratorio di Carlo Sposini

Fatto sta che se ne era persa traccia ma da un po’ di tempo Carlo Sposini, titolare del laboratorio di tessitura tradizionale, ed un suo collaboratore Gervasio Ragni tentano di nuovo l’impresa: tornare a ridar vigore alla “fiamma perugina”.
Il laboratorio “Sposini Tessuti Umbri” di San Valentino della Collina (PG) fondato intorno alla metà del 1800, è tra i pochissimi rimasti in Umbria che ancora realizzano tessuti per tovaglie, asciugamani, tendaggi esclusivamente con fibre naturali (lino, cotone) di ottima qualità impreziositi da disegni e colori della tradizione perugina: il grifo rampante che affronta la fontana, il cervo, il settesoli, il drago. Le cosidette “tovaglie perugine” in lino bianco e cotone turchino (nelle sue mutevoli sfumature dal blu all’indaco violetto) con l’armatura di fondo ad occhio di pernice e/o spina e la decorazione a fasce di trame serrate e lanciate, le stesse tovaglie che possiamo ammirare nei dipinti ed affreschi degli artisti medievali e rinascimentali presenti in molte chiese e monasteri della nostra regione.

Rolando Boco

Annesso al laboratorio è visitabile, gratuitamente e previo appuntamento, da singoli o gruppi organizzati, un piccolo museo ove è possibile assistere a dimostrazioni pratiche di tessitura con telai ottocenteschi.
Info:
Tel. +390758784134
Web: www.tessutiumbri.it