L’Umbria: un’area di transizione.
L’Umbria che conosciamo oggi è un’acquisizione recente (l’Unità d’Italia, 1860). L’inesistenza di confini naturali ben definiti costituisce un valido fattore di spiegazione per l’assetto amministrativo dell’Umbria, complesso e mutevole nel corso dei secoli. L’instabilità dei limiti di questa regione, antica più di 2500 anni, oltre che alla frammentazione del territorio dal punto di vista della conformazione, si lega anche alle innumerevoli vicende storico-politiche che movimentarono la vita delle sue città, dominatrici di ambiti più o meno vasti, nei quali ancor oggi vengono a identificarsi diverse entità subregionali.
Va premesso che ci si trova in presenza di una regione di transizione: passaggio obbligato tra l’Italia centro-settentrionale e Roma, l’Umbria sconfina, presentando evidenti similarità in diversi elementi costitutivi dei suoi paesaggi con le aree contermini della Toscana, delle Marche e del Lazio, di cui lembi più o meno estesi ne fecero parte in passato. E’, poi, luogo comune l’antico e conflittuale dualismo instauratosi, fin dal tempo etrusco, tra la parte occidentale e quella orientale, abitata dagli umbri, divise dal fiume Tevere.
E’ una situazione che conferma come ci si trovi pur sempre di fronte ad una realtà territoriale avente per connotato fondamentale l’eterogeneità, ricollegabile agli effetti di un plurisecolare intervento umano e alla varietà dell’ambiente naturale: qui, cioè, le interrelazioni tra fattori fisici e umani sono numerose e ben espresse in un paesaggio altamente umanizzato e ricco di stratificazioni storiche.