«Ego volo vos omnes mittere ad Paradisum», «voglio portarvi tutti in paradiso».
Con queste parole Francesco d’Assisi avrebbe annunciato alla folla l’approvazione dell’indulgenza in uno dei luoghi più legati alla sua esperienza evangelica: la Porziuncola. Da quel momento, la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli divenne il luogo del Perdono e mèta continua di pellegrinaggio, dal tardo Medioevo fino a oggi.
fonti e testimonianze
Sono diverse le testimonianze che raccontano i fatti accaduti nella notte tra il primo e il due di agosto del 1216, quando cioè Francesco avrebbe avuto la rivelazione divina dell’indulgenza, poi confermata da papa Onorio III. Il documento che più degli altri ha saputo catalizzare l’attenzione degli storici è il Diploma di Teobaldo (1310), vescovo di Assisi agli inizi del Trecento: con questo scritto, in modo particolare, la chiesa assisiate tentò di preservare l’istituzione dell’indulgenza dagli attacchi dei detrattori del tempo, che la consideravano infondata per la mancanza di un documento pontificio che la attestasse. Infatti, come poteva il pontefice condiscendere a una simile richiesta senza confermarla per iscritto tramite un documento apposito? Come conciliare poi questa richiesta con il modus operandi di Francesco, avverso ai privilegi, e tanto più che nel 1216 l’Ordine muoveva ancora i primi passi all’interno della Chiesa, in un contesto così delicato a causa della lotta alle cosiddette eresie? Infine, come inquadrare un’indulgenza plenaria con cadenza annuale elargita in una piccola chiesa, considerando che, al momento della concessione, si poteva ufficialmente lucrare soltanto a Roma e in Terra santa?
la lacuna documentaria
Tra la concessione del Perdono e le prime testimonianze intercorrono più di sessant’anni: le tante biografie di Francesco non citano l’avvenimento, che invece avrebbe dovuto assumere una certa rilevanza agli occhi dei contemporanei. Nel 1277 vennero depositate nel convento di Monteripido – ad perpetuam rei memoriam – tre testimonianze sulla veridicità di quanto accaduto in Porziuncola: la fonte dei tre testi era frate Leone, uno dei compagni più vicini a Francesco, che confermava l’elargizione di un’indulgenza plenaria, locale e gratuita. Nei fatti, sin dalla morte di Francesco, il luogo di Santa Maria degli Angeli continuò ad attirare la visita dei pellegrini proprio nei giorni in cui lo stesso avrebbe richiesto il Perdono. Su questo si trovano testimonianze anche nelle biografie di Angela da Foligno, Ubertino da Casale e Margherita da Cortona, che attestano l’indulgenza e la relativa festa a cavallo tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, comunque prima della stesura del diploma teobaldino. Oltre quest’ultimo, la letteratura francescana ha prodotto negli anni immediatamente successivi altri scritti apologetici: su tutti, il Diploma di Corrado, il Tractatus de indulgentia Sanctae Mariae de Portiuncula di fra Francesco Bartoli e la Quaestio de veritate indulgentiae Porziuncolae di fra Pietro Giovanni Olivi.
la richiesta di Francesco
Secondo le testimonianze, la mancanza di un documento ufficiale è spiegata con il secco rifiuto di Francesco davanti al papa: «Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni»[1]. La risposta, che sembra creata ad arte per colmare la lacuna documentaria, corrisponde tuttavia al linguaggio teatrale e metaforico spesso utilizzato da Francesco. Lo conferma chiaramente Sensi: « […] l’episodio, così come ci è stato tramandato da testimoni “de visu” e “de auditu”, è perfettamente in linea con il Testamento di san Francesco, nel quale è stato fatto espresso divieto ai frati di richiedere alla Curia romana – personalmente o per interposta persona – alcun documento a tutela dei luoghi francescani»[2]. Questa chiave di lettura mantiene il profilo minoritico di Francesco, che – come detto sopra – non avrebbe mai richiesto un privilegio seguendo un’iniziativa personale, specialmente se si considera la rilevanza della petizione.
L’indulgenza della Porziuncola divenne ufficialmente quotidiana – cioè lucrabile tutti i giorni dell’anno – nel 1544 con papa Paolo III, che concesse il privilegio soltanto oralmente: sarà poi confermato nel 1921, col breve Constat apprime, da Benedetto xv.
Leggenda o realtà, dunque? Tentando di sciogliere i tanti interrogativi, la storiografia francescana non è tuttavia riuscita a risolvere la questione sulla veridicità storica dell’indulgenza: «Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile avanzare ipotesi di soluzione che vadano al di là di quelle già proposte nel primo ventennio del secolo scorso. In assenza di ulteriori documenti sarebbe illusorio ogni tentativo di fare nuova luce sull’origine del Perdono d’Assisi, come sarebbe mal fondato trarre delle conclusioni a favore o contro la sua storicità»[3]. La Sacra Penitenzieria, dicastero della Chiesa cattolica, ha confermato l’indulgenza su base storico-teologica col decreto del 15 luglio 1988: «Questo decreto se, da una parte, pone fine a controversie di natura storica e teologica […] dall’altra lascia spazio al teologo e allo storico per una serena riflessione sull’iter e sul significato di tale privilegio – decisamente eccezionale – concesso oralmente dal pontefice a san Francesco e, a lungo, rimasto segreto»[4].
a cura del Dott. Salvatore Ruscica
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[1] M. Sensi, Il perdono d’Assisi, Assisi, pp. 175-177. Il Diploma di Teobaldo si può trovare anche tradotto sul web, all’indirizzo http://www.porziuncola.org/diploma-di-teobaldo-83-1.html
[2] Ibid., p. 171
[3] S. Brufani, Il diploma del vescovo Teobaldo d’Assisi per l’indulgenza della Porziuncola, in Franciscana. Bollettino della Società internazionali di studi francescani, ii (2000), Spoleto, p. 76. Il saggio raccoglie tutti gli studi intorno alla questione dell’indulgenza in Porziuncola.
[4] Sensi, Il perdono d’Assisi, cit., p. 22