Alexandre Imbert, mercante d’arte francese, ma nato a Napoli nel 1985 e morto a Buenos Aires nel 1943, ebbe una vita da romanzo, sempre in viaggio tra Italia ed Europa fino all’America, alla ricerca di opere d’arte da vendere ai collezionisti del tempo. Riunì anche lui una bella raccolta d’arte (oltre 500 pezzi di varia tipologia), parte della quale rappresentata da ceramiche medievali orvietane a cui dedicò un volume ancora oggi ritenuto di fondamentale interesse nel ramo: Ceramiche orvietane dei secoli XIII e XIV. Un lavoro che commissionò a Pericle Perali, giovane archeologo orvietano e nel quale confluirono oltre 50 ceramiche della sua collezione privata, oggi di proprietà del Museo d’arte di San Paolo del Brasile, che l’acquistò nel lontano 1951.
Il libro, oltre a dar conto del materiale appartenente alla collezione Imbert, definisce per la prima volta la ceramica orvietana, risultando una specie di filtro anche per le numerose falsificazioni.
L’opera fu stampata a Roma nel 1909 da “Forzani e C., tipografi del Senato”, in sole 200 copie, (di cui una dedicata al grande collezionista e magnate americano John Pierpont Morgan, proprietario di una collezione di oltre 4.000 oggetti d’arte molti dei quali vendutigli proprio da Imbert).
Da tempo, infatti, nelle aule del Parlamento si discuteva sulla necessità di una legge di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, soprattutto in un periodo in cui migliaia erano le opere d’arte nazionali che emigravano in America. Così come stava crescendo l’interesse per le ceramiche rinascimentali, nonché medievali, provenienti dalla nostra regione. Lo stesso Morgan, nel suo studio privato, la cosiddetta West room, era circondato da opere di maestri umbri.
Per la prima volta tale opera verrà esposta dasabato 7 novembre a palazzo Baldeschi al Corso a Perugia nell’ambito della mostra “Tra collezionismo e tutela. John Pierpont Morgan, Alexandre Imbert e la ceramica medievale orvietana”.
“L’occasione – spiega il curatore della mostra Lucio Riccetti, dell’Università di Perugia – è il centenario dalla stampa del volume, che coincide con quello della promulgazione della legge 364 del 20 giugno del 1909 ‘Per le antichità e belle arti’, la prima legge di tutela con l’obiettivo di definire l’accezione del ‘bene culturale’ quale patrimonio specifico e inalienabile della nazione. Ma, cosa più importante, pone l’attenzione sull’irripetibilità dell’oggetto artistico”.
Da tempo, infatti, nelle aule del Parlamento si discuteva sulla necessità di una legge di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, soprattutto in un periodo in cui migliaia erano le opere d’arte nazionali che emigravano in America. Così come stava crescendo l’interesse per le ceramiche rinascimentali, nonché medievali, provenienti dalla nostra regione. Lo stesso Morgan, nel suo studio privato, la cosiddetta West room, era circondato da opere di maestri umbri.
“Proprio in quegli anni – prosegue Riccetti – gli scavi archeologici condotti ad Orvieto, nei cosiddetti butti (pozzi), prima di arrivare ai depositi etruschi e romani, riportarono alla luce diverse ceramiche sia medievali che rinascimentali. Manufatti che, pur spesso ridotti a frammenti, attirarono l’attenzione del mercato antiquario”. I due eventi saranno dunque i protagonisti della mostra, che raccoglierà anche oggetti d’arte e ceramiche provenienti da altre prestigiose collezioni, fotografie d’epoca, libri e documenti originali. In particolare sarà messa in evidenza la genesi del libro del 1909 attraverso un’ampia documentazione quale il carteggio tra Alexandre Imbert e Pericle Perali, l’originale (esemplare unico) stampato appositamente per John Pierpont Morgan con 15 tavole a colori e soprattutto gli oggetti ceramici appartenenti alle storiche collezioni concessi in prestito da New York, Hartford, San Paolo del Brasile, Parigi, Roma, Firenze, Faenza e Orvieto.
Della collezione ceramica di Imbert saranno esposti 35 esemplari dei 50 descritti nel libro; per l’occasione saranno restaurati. La mostra, supportata da un qualificato comitato scientifico, rimarrà aperta fino al 10 gennaio ed è promossa da un esteso Comitato di enti promotori. In particolare dalla Direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio dell’Umbria con il sostegno della Regione Umbria, del Comune di Perugia, della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia e della Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto.
Tratto da “La Voce” del 6/11/09