La grande svolta del monacheismo occidentale è dovuta a san Benedetto ( 480 – 547 circa ). Nato a Norcia, studia a Roma, ma disgustato dai vizi della città, Benedetto si ritira nella Sabina e a Subiaco, conducendo una vita di solitudine. Successivamente fonda una serie di monasteri e fra il 522 e il 526 scrive la Regola, che sarà per secoli alla base della vita monastica in Occidente.
Verso il 529 fonda il monastero di Montecassino. Secondo Benedetto l’ozio è la maggior fonte di pericoli per l’anima; dunque, i cardini della regola, che egli detta per i monaci, sono il lavoro e la preghiera: famosa è l’espressione “ora et labora“.
Capitolo XLVIII – Il lavoro quotidiano
- L’ozio è nemico dell’anima, perciò i monaci devono dedicarsi al lavoro in determinate ore e in altre, pure prestabilite, allo studio della parola di Dio.
- Quindi pensiamo di regolare gli orari di queste due attività fondamentali nel modo seguente:
- da Pasqua fino al 14 settembre, al mattino verso le 5 quando escono da Prima, lavorino secondo le varie necessità fino alle 9;
- dalle 9 fino all’ora di Sesta si dedichino allo studio della parola di Dio.
- Dopo l’ufficio di Sesta e il pranzo, quando si alzano da tavola, riposino nei rispettivi letti in assoluto silenzio e, se eventualmente qualcuno volesse leggere per proprio conto, lo faccia in modo da non disturbare gli altri.
- Si celebri Nona con un po’ di anticipo, verso le 14, e poi tutti riprendano il lavoro assegnato dall’obbedienza fino all’ora di Vespro.
- Ma se le esigenze locali o la povertà richiedono che essi si occupino personalmente della raccolta dei prodotti agricoli, non se ne lamentino,
- perché i monaci sono veramente tali, quando vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli.
- Tutto però si svolga con discrezione, in considerazione dei più deboli.
- Dal 14 settembre, poi, fino al principio della Quaresima, si applichino allo studio fino alle 9,
- quando celebreranno l’ora di Terza, dopo la quale tutti saranno impegnati nei rispettivi lavori fino a Nona, e cioè alle 14.
- Al primo segnale di Nona, ciascuno interrompa il proprio lavoro per essere pronto al suono del secondo segnale.
- Dopo il pranzo si dedichino alla lettura personale o allo studio dei salmi.
- Durante la Quaresima leggano dall’alba fino alle 9 inoltrate e poi lavorino in conformità agli ordini ricevuti fino verso le 4 pomeridiane.
- In quei giorni di Quaresima ciascuno riceva un libro dalla biblioteca e lo legga ordinatamente da cima a fondo.
- I suddetti libri devono essere distribuiti all’inizio della Quaresima.
- E per prima cosa bisognerà incaricare uno o due monaci anziani di fare il giro del monastero nelle ore in cui i fratelli sono occupati nello studio,
- per vedere se per caso ci sia qualche monaco indolente, che, invece di dedicarsi allo studio, perda, tempo oziando e chiacchierando e quindi, oltre a essere improduttivo per sé, distragga anche gli altri.
- Se si trovasse – non sia mai! – un fratello che si comporta in questo modo, sia rimproverato una prima e una seconda volta,
- ma se non si corregge, gli si infligga una punizione prevista dalla Regola, in modo da incutere anche negli altri un salutare timore.
- Non è neppure permesso che un monaco si trovi con un altro fuori del tempo stabilito.
- Anche alla domenica si dedichino tutti allo studio della parola di Dio, a eccezione di quelli destinati ai vari servizi.
- Ma se ci fosse qualcuno tanto negligente e fannullone da non volere o poter studiare o leggere, gli si dia qualche lavoro da fare, perché non rimanga in ozio.
- Infine ai monaci infermi o cagionevoli si assegni un lavoro o un’attività che non li lasci nell’inazione e nello stesso tempo non li sfinisca per l’eccessiva fatica, spingendoli ad andarsene,
- poiché l’abate ha il dovere di tener conto della loro debolezza.
Fonte: www.filosofico.net