Il castello medievale fu costruito a scopi difensivi e militari.
L’alto mastio risalente al IX secolo, è Probabilmente opera della famiglia Cenci. La rocca quadrilatera con ampio fossato e ponte levatoio fu invece opera nel XIV secolo dei Monaci di San Paolo che,secondo un documento papale del 1 Marzo 1081, ricevettero da Papa Gregorio VII il territorio di Civitas de Colonis, attuale Civitella San Paolo.
Il castello faceva parte di un complesso sistema fortificato con cinta muraria munita di torri.
Il possesso, della fortezza conteso, in epoche successive dalle famiglie e Colonna, tornò poi ai monaci di San Paolo.
Nel 1434 Papa Eugenio IV concesse in enfiteusi ‘I castelli di Civitella e Civitucola ai nobili Giorgio e Battista Ridolfini da Narni, con i quali aveva un debito di 5000 fiorini a titolo di stipendio per i servigi resi dai due condottieri. durante la battaglia di Bracciano contro il Fortebraccio, Tale concessione fu revocata nel 1446 senza alcun effetto infatti, nel 1448 i suddetti castelli furono ceduti dai Ridolfini ai Monaci di San Paolo per la somma di 2000 ducati.
Nel XV secolo adeguamenti delle murature alla potenza delle armi da fuoco, portarono all’aggiunta al bastione di un baluardo pentagonale rivolto verso l’attuate piazza San Giacomo.
Nella seconda metà del XV secolo fu costruito il palazzetto residenziale che affianca il castello.
Nel 1424 un restauro rimosse la copertura di tegole che deturpava il coronamento dei meli.
Lavori eseguiti nel 1969 dai monaci con contributo governativo rafforzarono la muratura esterna e i conci.
Nel 1998, grazie ai fondi stanziati dalla Regione Lazio, il castello è stato acquistato dal comune e restaurato. Successivamente, nel 2000, è stato finanziato dalla Provincia di Roma un completamento dei lavori esterni della rocca, quali, il monumento ai caduti, il fossato e l’annessa porta civica, tesi alla valorizzazione del grande patrimonio storico culturale che è in esso.
Caratteristiche architettoniche
Il castello sorge in una posizione strategica di controllo della valle del Tevere. Inoltre la funzione di fortilizio militare appare chiara dalla struttura della rocca quadrilatera (lunga circa 32 metri, larga 13m e alta 20m) che presenta rafforzamento delle mura nella parte bassa; un’accentuata- sporgenza del bordo superiore delle mura; ampli merli; assenza originaria di finestre (quelle che si possono osservare sono state aperte in epoca recente, anticamente c’erano solo strettissime aperture).
Il Monastero di San Paolo era sotto la protezione dello Stato Pontificio quindi la merlatura del castello è guelfa, diversa da quella ghibellina a coda di rondine. I massicci merli rettangolari hanno una distanza l’uno dall’altro sufficiente a permettere il lancio di sassi e frecce e lo scarico di olio bollente sui nemici assedianti. Un merlo si ed uno no c’è una feritoia a scopo difensivo e offensivo e a non essere visti.
Sul terrazzo del castello c’erano due punti di osservazione strategica, uno dei quali sulla torre.
Il castello formava un tutt’uno con un sistema di mura, torri, torrette e bastioni che circondava l’abitato.
Anticamente l’accesso al borgo era possibile per mezzo di Porta Capena o grazie all’ingresso principale della fortezza munito di ponte levatoio in legno, che si alzava e si abbassava sopra il fossato che girava tutt’intorno. Oggi il ponte è stabile, i cardini sono ancora visibili sugli stipiti della porta. Quest’ ultima è sovrastata da un ornamento rifatto nel 1800 ad opera del muratore Giacomo Ricci, come testimonia l’ iscrizione in latino sopra l’ingresso. L’ornamento presenta lo stemma di San Paolo: un braccio armato di spada; ed è sormontato dalla corona baronale, di cui furono insigniti nel XV secolo gli abati del monastero di San Paolo dal re d’ Inghilterra, protettore della basilica.
Oltrepassata la porta, si accede nel cortile dove si trovano alcuni reperti archeologici rinvenuti nel territorio civitellese:
due bassorilievi provenienti dalla località Miciano, uno in pietra, l’altro in marmo, forse appartenenti ad un tempio romano; un cippo funerario diviso a metà, frontone di una tomba romana di periodo imperiale, rinvenuto in località Monte lello; ed un altro cippo funerario.
Sulla facciata del cortile, in occasione dei lavori di restauro del 1969 sono venute alla luce una finestra ed una nicchietta, probabil mente l’inizio di un camminamento nel muro verso la torre quadrata. Sul portoncino centrale un’ iscrizione in latino ricorda che nel 1852 l’abate ed i monaci resero agibile il palazzo abbaziale, in gran parte disabitato. L’entrata immette in un ampio salone di ricevimento il cui soffitto presenta un sistema di volte in pietra e stipiti anch’essi in pietra. A tale salone sono annesse due stanze più piccole. Scendendo al disotto del pian terreno, per mezzo di una scala a chiocciola, si arriva in un salone sotterraneo, anch’esso con sistema di volte, probabilmente riservato alla soldataglia. Vi si accedeva direttamente da una porta di servizio, ora murata, che si apriva sulla scalinata di Via Verdi.
Risalendo la scala a chiocciola, che ruota attorno ad una colonna di mattoni, si giunge al primo piano, dove c’è un terzo salone, avente soffitto a tela volte, con annesse due stanze.
Salendo ancora si arriva al terrazzo.
Quest’ ala del castello è collegata all’altra tramite uno stretto corridoio che conduce in due stanze con alto soffitto a volte. Il castello è affiancato dal palazzetto residenziale, costruito tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, e che ingloba l’adiacente Chiesa di Santa Maria. La maggioranza delle sale di tale edificio presenta soffitti a cassettoni di legno; quelli della stanza al piano terra sono decorati con dipinti raffiguranti putti, cornucopie e ghirlande. Il loggiato del palazzetto si affacciava forse su di un giardino pensile, poi coperto per esigenze di spazio.
Il palazzetto residenziale, che per molti anni ha ospitato le suore Battistine e l’asilo, dopo l’acquisto da parte del comune ed il restauro, è diventato sede del municipio.