Chiesa romanica, documentata sin dal 1244, quando i monaci di San Benedetto del Subasio la annoverano tra i loro possedimenti. Insieme alla chiesa di San Paolo ad Assisi, anch’essa di proprietà benedettina, fu concessa prima del 1481 ai canonici regolari di San Salvatore in Lauro di Roma (Visitatio Apostolica Camaiani 1573, c.208) dipendenti di San Giorgio in Alga a Venezia, che la tennero fino al 1652, anno in cui la congregazione fu soppressa. Divenne quindi pertinenza della Diocesi di Assisi. E’ l’unico edificio di culto di Cannara ad aver conservato l’antica facciata, esempio di tardo romanico umbro (XIII secolo), costruito in conci di pietra bianca e rosa, disposti in basso a filari alternati. Vi si apre un portale a pieno centro in pietra d’Assisi, con i capitelli intagliati; è sormontato da un sobrio rosone affiancato da due monofore leggermente ogivate. L’interno è costituito da un unico ambiente coperto da una volta, articolata in quattro vele mediante costoloni. Sull’altare maggiore, a sinistra dell’ingresso, è esposta la tela tardo cinquecentesca raffigurante la Trinità, a destra i Santi Lorenzo e Benedetto (con l’antico abito nero dell’ordine successivamente sostituito da quello bianco), a sinistra San Biagio e il Beato Lorenzo Giustiniani. Quest’ultimo, di nobile famiglia veneziana, entrò giovanissimo nel convento agostiniano di San Giorgio in Alga a Venezia, dove ricoprì la carica di generale nel 1424, 1427, 1429 e 1431. E’ raffigurato come beato in quanto la sua canonizzazione sarà sancita da Benedetto XIII soltanto nel 1727, sebbene il processo fosse iniziato già sotto Sisto IV (1471-1484) e concluso da Alessandro VIII nel 1690.
Nello sguancio destro è affrescato un San Biagio entro nicchia, coevo alla realizzazione dell’altare e della tela. A destra affiora una frammentaria Madonna in trono, modesto affresco devozionale datato 1460. Nella parete destra una moderna statua processionale di San Biagio è posta su una macchina in legno pertinente alla statua della Vergine Immacolata, inserita entro la nicchia ricavata nell’attiguo altare settecentesco. Quest’ultimo simulacro è ancora oggetto di una particolare venerazione, in quanto è portato in processione il giorno di Pasqua fino alla vicina chiesa di San Matteo per la così detta Rinchinata. La parete di fondo è occupata da una tribunetta in legno con un finto organo dipinto su tela (secolo XIX-XX). Qui affiorano tracce dell’antica decorazione ad affresco. Da sinistra si susseguono le immagini devozionali di Sant’Agata, San Leonardo e Santa Caterina d’Alessandria (secolo XV).
In fondo alla parete d’ingresso è una figura assai frammentaria di un giovane Santo entro nicchia (secolo XV); sul lato opposto è invece affrescato un ex voto con la Madonna e il Bambino (secolo XVII). In sacrestia è appesa una tela dell’inizio del XIX secolo raffigurante l’Immacolata, già utilizzata come chiudenda della nicchia dell’altare laterale. Vi è anche un settecentesco tronetto per l’esposizione eucaristica.
( Notizie tratte da: Paola Mercurelli Salari – Federica Annibali, Cannara Collemancio e l’antica Urvinum Hortense, Spello 1998)
Testi e foto a cura di Mario Scaloni