Storia antiche balestre
La balestra ha una storia molto antica. È certo comunque che essa fu sviluppata solo dopo l’invenzione dell’arco per aumentarne la potenza e la gittata. Il suo utilizzo inizialmente fu sporadico e non decisivo per l’esito degli scontri in battaglia, forse a causa delle difficoltà tecniche che si incontravano nella sua costruzione e soprattutto a causa dei costi di fabbricazione.
Sia la Grecia che la Cina rivendicano l’invenzione della balestra. È probabile che essa fu sviluppata indipendentemente da entrambe le culture, anche se non è chiaro quale delle due utilizzò la balestra per prima.
A favore dei Greci c’è l’invenzione della balista, avvenuta attorno al 400 a. C. Essa è una sorta di grande balestra, anche se il proietto della balista riceve l’energia dalla torsione di due grandi matasse e non come nella balestra dalla curvatura dell’arco. Inoltre, la balista, era atta al lancio di pietre e frecce. Sembra, tuttavia, che fra i primi esemplari ve ne fossero alcuni aventi le stesse dimensioni di una balestra.
A favore della paternità della Cina ci sono dei rinvenimenti archeologici di meccanismi di sganciamento in bronzo prodotti attorno al 200 a. C. e dei documenti scritti cinesi che descrivono l’impiego della balestra in battaglia attorno al 341 a. C.
Balestre in legno
La balestra è un’arma da lancio costituita da un arco di legno, corno o acciaio montato su di una calciatura (fusto) denominata teniere e destinata al lancio di quadrelli, frecce, strali, bolzoni, palle o dardi. La corda viene bloccata a un meccanismo chiamato noce. Lo scatto avveniva tirando giù un piolo, nei modelli più antichi, o facendo pressione su una sorta di grilletto chiamato chiave. La corda veniva tesa grazie a un meccanismo a gancio chiamato crocco, oppure, nei modelli più sofisticati, a un martinetto.
La balestra in battaglia
Progetto di balestra di Leonardo Da Vinci
L’uso della balestra in Europa (famosi e molto apprezzati ad esempio i balestrieri Francesi o i Genovesi) continua ininterrottamente dall’epoca classica fino al periodo di maggior popolarità tra l’XI e il XVI Secolo, in seguito essa venne abbandonata a favore delle armi da fuoco.
Fino alla comparsa delle prime armi da fuoco, la balestra è stata l’arma più devastante che un singolo soldato poteva utilizzare. Infatti, ha un potere di penetrazione tale da forare le armature dei cavalieri. Inoltre, l’addestramento per il suo utilizzo, rispetto all’arco, risulta più breve.
Comunque la balestra soffre di due handicap rispetto all’arco: la poca maneggiabilità, dovuta al peso delle balestre, che costringe il balestriere a mantenere sostanzialmente la postazione di lancio fissa, e la fase di caricamento che è decisamente più lunga rispetto all’arco. Nella pratica ciò si traduceva nella necessità di assicurarsi un riparo durante la fase di caricamento e, conseguentemente, il suo utilizzo fu soprattutto come arma di difesa, collocata al riparo delle fortificazioni.
La balestra comportò un discreto cambiamento nelle strategie utilizzate in battaglia, ma soprattutto modificò l’approccio alla battaglia da parte dei nobili, che fino ad allora, protetti dalle armature e a cavallo, avevano sempre buone possibilità di uscire ancora vivi dallo scontro. Con l’uso massiccio delle balestre il rischio di morire aumentava considerevolmente.
La balestra modificò a tal punto le regole dell’ingaggio in battaglia che il suo uso fu spesso osteggiato. Lo stesso Papa Innocenzo II durante il Concilio Lateranense del 1139, vietò l’utilizzo della balestra tra eserciti cristiani, mentre, non potendo avere influenza sugli eserciti musulmani e gli eretici, lo consentì contro questi.
Caratteristiche
La maggior parte delle balestre medievali avevano una potenza media di 45 chilogrammi, circa, ma con l’introduzione dell’arco in acciaio, furono costruite balestre in grado di sviluppare una potenza di oltre 500 chilogrammi con una gittata utile di oltre 450 metri.
Tipi di balestra:
Caccia alla gru con balestra (tacuinum sanitatis casanatensis, XIV Secolo)
Balestra a crocco: prendeva tale nome dal gancio a staffa di cui era fornita per tendere l’arco, con congegno a leva;
Balestra a/e da leva: si caricava con la leva, da cui prese il nome. La leva si componeva di un braccio di ferro biforcato verso il mezzo della sua lunghezza, ed all’estremità ripiegato a mezzo cerchio, con uno o due ganci snodati che, afferrata la corda, facendo girare i due rami sui perni di ferro posti ai lati del teniere, traevano ed appiccavano la corda stessa alla tacca della noce. Era anche un arma dei balestrieri a cavallo, con minori dimensioni e con la leva fissata sul teniere;
Balestra a martinello: era generalmente una balestra di grosse dimensioni che si caricava con un grosso martinello;
Balestro a molinello: era così chiamata una balestra di maggiori dimensioni delle altre, e quindi molto potente: per farla funzionare occorrevano vari uomini e per tendere l’arco occorreva un grosso e forte congegno, dal quale appunto l’arma stessa traeva il nome un argano. Era arma da posta e si adoperava a difesa delle mura;
Vi erano poi le balestre con altri nomi, secondo la nozione ove era stata fabbricata, secondo il modo di caricarle e la loro forma; oppure anche secondo il proiettile che lanciavano:
Balestra a staffa: perché si caricava con i crocchi e colla leva, premendo però con il piede su una staffa. Di questa balestra erano armati i balestrieri genovesi nella Battaglia di Crecy nel 1346 e a quella d’Azincourt nel 1420;
Balestra a un piede o a due piedi: quella che si caricava con la forza di uno o di due piedi;
Balestra a bolzoni: era una balestra che lanciava una freccia chiamata bolzone;
Balestra a bussola: essa aveva una girella contenuta entro una scatola tonda a mo’ di bussola;
Balestra a e da tornio: era la balestra più grossa e non manesca, ed il nome derivava dall’ordigno acconciato all’estremità del teniere per tenderla. Erano balestre grosse da muro, da posta ed erano trasportate a soma;
Balestra a girella: la balestra che si caricava a mezzo di una rotella scanalata, o carrucola la quale raccoglieva lo spago che serviva per tirare la corda dell’arco per tenderlo;
Balestra a piè di capra: il meccanismo per tendere la corda era così chiamato per la sua forma all’estremità divisa in due parti;
Balestra a ruota d’ingranaggio: si caricava mediante una ruota dentata che spingeva lungo il teniere un’asta dentata da una parte come una sega;
Balestra a pallottole: lanciava pallottole di piombo;
Balestra a pistola: fu in uso nel XVI secolo: Era una balestra munita anche di una specie di pistola disposta lungo e sotto il teniere; cosicché essa era a doppio uso: pistola o balestra, a secondo se veniva usata voltata di sopra o di sotto;
Balestra a panca: era cosi chiamata quella che aveva il fusto rialzato da terra sopra un appoggio a forma di panca;
Balestra a tagliere: era così chiamata quando il fusto era a foggia di una tavola larga, quasi a guisa di tagliere;
Balestra a telaro: era così chiamata quando il fusto era costruito alla foggia di un telaro o telaio;
Balestra cinese a ripetizione: (o Chu-ko-nu) è una balestra che ha una specie di custodia sopra e lungo il teniere o fusto, la quale può fornire successivamente venti frecce in essa custodite, disposte l’una sull’altra;
Balestra lanciagranate: tipo di balestra per lanciare bombe a mano fu in uso per breve tempo sul fronte francese durante la I Guerra Mondiale;
Balestrino: balestra molto piccola che si tendeva mediante una vite disposta lungo il teniere e messa in moto dal di dentro del calcio. Si poteva portare nascosta, per cui era considerata arma proibita ovunque dai bandi sulle armi. Lanciava un cortissimo dardo;
Balestrone: grossa balestra che si caricava con fortissimo tornio o martinetto ed aveva un arco di ferro o di acciaio lungo dai quattro ai sei metri. Era arma da posta, sulle mura, come macchina di difesa.
Quadrello
Quadrello o quadrella è un termine tecnico attribuito ad un particolare tipo di freccia per balestra, il più comune per quest’arma, caratterizzata dalla punta a sezione quadra (dal latino quadrus – “un quadrato”). Questo proiettile è noto per la sua pericolosità, dato che le ferite provocate non erano facilmente rimarginabili. I quadrelli erano costruiti generalmente con l’asta in legno e la punta rinforzata in metallo, oppure totalmente in metallo. Le balestre moderne utilizzano frecce corte con impennatura, simili a quelle usate negli archi moderni ma di maggiore spessore e con una lunghezza di circa la metà.
Bolzone
Bolzóne o bolcióne, deriva dal latino medioevale bultio, che a sua volta prende origine dal termine longobardo bultjio, con significato di «testa», «capocchia». Esso trova diverse applicazioni nell’oplologia e nell’architettura.
Il termine bolzone indica una sorta di dardo munito all’estremità di capocchia al posto della punta, lanciato con una balestra grossa chiamata «balestra a bolzoni». Così era anche definito un tipo di ariete impiegato negli assedi come macchina da guerra per lo sfondamento di strutture difensive.
ELEMENTI DELLA BALESTRA
Legenda
1-Nodo del nervo; 2-Arco di lamine di corno; 3-Supporto del bolzone o dardo; 4-Perno della forcella; 5-Briglia; 6-Sede per il bolzone; 7-Cordella della noce (scoperta); 8-Noce; 9-Cartella in osso; 10-Fermo del bolzone; 11-Chiave; 12-Traversino (per fissare le cordelle del martinetto); 13-Briglia o cappio del martinetto; 14-Scatola con rotismi del martinetto; 15-Teniere,Martinetto; 16-Crocco a due artigli; 17-Dentiera, cremagliera
Balestra a ripetizione cinese
(Chu-ko-nu)
La balestra a ripetizione cinese, con arco di bambù, viene attribuita al guerriero Chu-ko Liang vissuto 181-243 d.C. Essa rimase in uso fino alla guerra del 1894-1895 contro i Giapponesi.
Vi è una cassetta che contiene una dozzina di bolzoni non impennati, uno sull’altra; quando la leva di caricamento viene alzata si alza la cassetta e il crocco prende la corda e una freccia cade nella scanalatura. Infatti le frecce sono tenute nella cassetta dalla corda. Tirando la leva all’indietro si tende la corda e la cassetta si abbassa; alla fine del movimento della leva parte il colpo. Non vi è grilletto. Il cassetto ha dietro una sporgenza che quando esso di abbassa, fa scendere il perno che ha trattenuto momentaneamente la corda.
Era quindi quasi un’arma automatica che consentiva di tirare 12 frecce in 15 secondi.
Vi è un modello con due colonne parallele di frecce e quindi due scanalature.
Si tirava efficacemente sui 70 metri e la gittata massima era di 180 metri.
Il bolzone era di bambù con punta di ferro, spesso avvelenata, lungo 30-45 cm e del diametro di circa un cm. L’arco era lungo circa un metro e formato da lamelle di bambù legate assieme; la corda era di tendini animali.