Il ritorno all’ antico splendore della chiesa di sant’ Agata, ubicata in pieno centro storico a Perugia, è dovuto a un accurato lavoro di consolidamento statico e di restauro artistico durato cinque anni.
Mons. Fausto Sciurpa, rettore della chiesa e presidente del Capitolo dei Canonici della cattedrale di San Lorenzo, ha illustrato i lavori di consolidamento statico dell’edificio e il restauro delle pareti interne affrescate della chiesa ad unica navata delimitate da colonne. Mons. Sciurpa si è soffermato su due significative scoperte di parti pittoriche rinvenute durante i lavori. Si tratta dell’immagine di san Francesco che riceve le stimmate, sopra il noto ed originale volto del “Cristo triforme”, difronte all’ ingresso laterale di destra e di due Santi padri della Chiesa dipinti sulle lunette della volta sovrastante l’altare. Sono diversi i “segni francescani” dipinti, come l’immagine di san Bernardino da Siena, i cui artisti si sono ispirati ai maestri Pietro Lorenzetti e Simone Martini che lavorarono alla Basilica di San Francesco in Assisi. A far giungere fino ai nostri giorni lo “stile gotico francescano” della chiesa di Sant’Agata e i suoi preziosi dipinti, che rendono l’ambiente davvero suggestivo, è stata l’opera meritoria e la sensibilità per l’arte e la cultura di uno dei suoi ultimi parroci, mons. Luigi Piastrelli. Una lapide marmorea collocata dalla Città di Perugia all’esterno della chiesa ricorda l’impegno di questo dotto sacerdote, che «a lungo operò nel dialogo per il rinnovamento religioso, civile e culturale. A questo educando generazioni di giovani».
Mons. Sciurpa ha ricordato l’antica origine di questo luogo di culto dedicato alla Santa siciliana. «Già nel 1163 questa chiesa – ha detto il rettore – è nominata in un diploma dell’imperatore Federico I. L’attuale costruzione, in stile gotico francescano, risale intorno al 1317, con il titolo di San Severo ed Agata, dopo l’eliminazione della chiesetta di San Severo in piazza grande, per permettere l’ampliamento del palazzo comunale. All’interno della chiesa, sulle pareti e sulla volta, ci sono decorazioni ad affresco di notevole interesse storico-artistico, di scuola umbro-senese. Sant’Agata visse nella prima metà del III secolo, Catania e Palermo se ne contendono i natali, ma la tradizione la colloca piuttosto nella città di Catania, dove subì il martirio, il 5 febbraio 251, durante le persecuzioni di Decio».
Mons. Sciurpa ha anche ricordato la figura della Santa, che «è patrona delle madri che allattano e delle balie; è invocata contro ogni malattia del seno. Inoltre, diversi elementi legati alla sua vita e al martirio la fanno protettrice contro i terremoti, le eruzioni vulcaniche, gli incendi; vetrai e fonditori di campane la considerano parimenti loro custode, così pure tessitori e commercianti di tessuti».