La scelta di vita monastica in Occidente, nelle aree di diffusione del cristianesimo trae la sua origine dall’aspirazione dei membri di alcune comunità religiose a ritirarsi dal mondo e a vivere insieme organizzati secondo una regula. Il monachesimo ha avuto in Occidente una grande importanza in campo politico, sociale e artistico per oltre 1200 anni, dal sec. VI al sec. XVIII.
Prime costruzioni monastiche
Il monastero è il luogo di preghiera, residenza e lavoro di una comunità religiosa i cui membri sono vincolati da un voto al distacco del mondo e dalle sue distrazioni e si rendono autosufficienti dal punto di vista economico.
Il monachesimo occidentale è strettamente legato a San Benedetto da Norcia (c. 480 – c. 550) che fondò l’ordine benedettino e l’Abbazia di Montecassino nell’Italia meridionale intorno al 529.
Elemento fondamentale e simbolo del carattere introverso del monastero era il “chiostro”, dal latino claustrum, chiuso, con caratteristiche simili al cortile dell’abitazione tradizionale mediterranea; verso di esso sin dal sec. IX è rivolta la vita dei monaci. Tutti gli edifici facenti parte del complesso monastico si aprivano verso il chiostro e in particolare: la chiesa, il capitolo per le riunioni della comunità, il dormitorio, il refettorio e i magazzini. L’infermeria era generalmente collocata a breve distanza e separata era anche, almeno per tutto il Medioevo, l’abitazione del capo della comunità: l’abate o il priore. Molti monasteri comprendevano anche scuole esterne per gli oblati, i giovani destinati dalle famiglie a prendere i voti. Il complesso era situato in genere in prossimità di un corso d’acqua e disposto in modo che le canalizzazioni giungessero prima alle fontane e alla cucina e poi alla lavanderia e alle latrine. Vi era inoltre la foresteria per ospiti a cui poteva aggiungersi una cappella destinata ai visitatori, dal momento che la chiesa era riservata ai monaci.
La portineria poteva assumere le forme di un vero e proprio corpo di guardia; mentre le cucine potevano essere straordinariamente grandi e complesse.
Il momento culminante della vita claustrale erano le preghiere in comune in chiesa durante i riti liturgici delle ore e della messa.
Nel corso del Medioevo alcuni anacoreti ed eremiti divennero talmente famosi e meta di pellegrinaggi che spesso attorno a essi si formarono delle comunità.
La caratteristica dominante del monachesimo occidentale fu il suo carattere comunitario. La dimensione delle comunità variava enormemente secondo l’ammontare delle donazioni e il prestigio; alcune erano formate solo da due o tre membri, altre potevano eccezionalmente esser composte anche da 900 persone. Il numero medio dei componenti di una comunità benedettina variava da 10 a 50, dal momento che secondo la regola l’abate doveva ben conoscere i propri monaci per poter essere la loro guida spirituale.