Gubbio (Pg)
 
 
 
Nelle cronache medievali è ricordato come una fortezza inespugnabileposta sopra un alto colle (864 metri s.l.m., è la massima elevazione del contrafforte appenninico, di origine cenozoica, che si estende tra l’altopiano di Gubbio e la valle Tiberina), ai confini con il comune di Perugia, e fu sempre fedele a Gubbio.

La storia del nome.
Il nome illustre del luogo è: Castrum Castilionis Ildebrandi. Trasformato successivamente in “Aldobrando”, la cui radice è nel nome longobardo “Ildebrando”:
hild corrisponde a “battaglia” e brand significò in un primo tempo “tizzone”, poi anche “spada”.
Quindi “Ildebrando” significherebbe “spada in battaglia”: un baldo nome guerresco e aristocratico.Questo territorio è la parte più stretta ed esposta al pericolo dei domìni bizantini all’interno del cosidetto “corridoio bizantino”. Ben si comprende quanto si rendesse necessaria la fortificazione di questo stretto passaggio, così indispensabile e continuamente minacciato dai Longobardi, che volevano interrompere la preziosa comunicazione tra Roma e Ravenna, costituita dal tracciato che includeva Sutri, Orte, Amelia, Todi, Perugia, Gubbio e Castrum Luceolis (Scheggia).
Castiglione Aldobrando era la sentinella naturale per la sua posizione strategica e la straordinaria visuale di cui disponeva.
Castiglione era parte anche del tracciato che partendo da Perugia toccava San Giovanni del Pantano, San Marco e Cenerente, costeggiava il Monte Tezio giungendo a Pieve Petroia, quindi, piegando verso ovest, oltrepassava il fiume Tevere e all’altezza di Parlesca proseguiva verso Gubbio, risalendo i contrafforti di Rancolfo, di Castiglione Aldobrando e Montanaldo. 

La storia del Castello.
Il castello, feudo di Ildebrando Dux nel 1086, passò alla canonica di San Mariano nel 1163, donato da Rainerius Aldrevandini e da sua madre Forestia. Pochi mesi dopo passò sotto la giurisdizione dei monaci di San Pietro (1163) per volere del Barbarossa, privilegio riconfermato da Alessandro III (1159-81) nel 1170 e da Lucio III (1181-85) nel 1182.
Gli imperatori Enrico VI nel 1191 e Ottone IV nel 1211 ne decretarono l’appartenenza al comune di Gubbio.
Nel 1216 fu conquistato dai perugini: l’anno successivo subì ingenti danni, tanto che nel 1250 si dovette procedere a ricostruirlo in alcune parti. Nuovamente raso al suolo nel 1415 si rese necessario riedificare un caposaldo avanzato fuori le mura e la torre tramite tassazione di tutti coloro che possedevano beni nel territorio di Castiglione.
Dal 1416 fu difeso da appositi castellani tra cui: Nannes Baldine (1416), Passarinus Cole di Colpalombo (dal 1431 al 1443), Sabarchi ser Francisci di Rieti (1432 -33).
Nell’aprile del 1417 ospitò Carlo Malatesta (morto nel 1429) che era stato liberato dietro versamento di una taglia da Braccio Fortebraccio.

Dai Beni ai Della Porta.
Nel 1582 Francesco Maria II della Rovere lo concesse al conte eugubino Ubaldo Beni: “ L’illustrissimo Francesco Maria Della Rovere, Duca di Urbino, Signore di Pesaro e Senigallia, Conte di Montefeltro e Durante, gratissimo e memore degli innumerevoli servigi prestati dal Signor Ubaldo de’ Beni, nobile eugubino, subinfeudo e titolo insigne e nobile feudo concesse allo stesso Signor Ubaldo per se stesso finchè fosse vissuto e dopo la morte di lui per il Signor Muzio de’ Beni suo figlio legittimo il Castello di Castiglione Aldobrando, dell’agro e della diocesi eugubina, con tutto il suo territorio (…) con fiumi, ripe, acquedotti, pescagioni, pascoli, cacce, tesori d’oro e d’argento, di rame e di tutti i metalli, con miniere di gemme, pietre preziose, lapidicine, valli, monti e selve…” Questo bene passò anche a Guido Beni, cavaliere del Sovrano Ordine Militare di Malta.
Rimase proprietà dei Beni finchè nel 1644 una donna della casata non si sposò con Giulio II della Porta (1599-1652) capitano di una compagnia di soldati al servizio del re di Spagna. A Castiglione i ruderi delle mura di cinta sono ancora visibili tutt’intorno al monte. Anche la struttura dell’abside della chiesa, i locali situati sotto di essa e la sonorità di alcune pavimentazioni suggeriscono l’idea dell’antico aspetto del castello. Si arriva perfino ad immaginare un probabilissimo fossato guardando un piccolo stagno ai piedi del monte, dove oggi salgono ad abbeverarsi placide mucche maculate.