Si tratta di un’operazione nata all’inizio del nuovo secolo quando, racconta Angelo Branduardi, «i Francescani vennero da me a proporre il progetto di un lavoro che celebrasse il loro santo. Sulle prime rimasi perplesso: non mi ritenevo adatto ad affrontare un personaggio così religioso, una figura molto complessa che, d’altra parte, nel corso degli anni era stata già molto sfruttata e in un certo senso banalizzata». «Ritenevo allora», prosegue il cantautore, «di non avere una cultura religiosa sufficiente, ma quando chiesi ai frati perché avevano scelto proprio me, loro con grande spirito mi risposero: “Perché Dio sceglie sempre i peggiori…”.
Così ha avuto inizio la mia scoperta di san Francesco.
Il progetto si concretizzò dando vita a Infinitamente piccolo, 11 brani realizzati adattando la mia musica a testi tratti dalle Fonti francescane.
Il disco ottenne consensi di critica e successo popolare in tutto il mondo. Del resto, Angelo Branduardi è sempre stato apprezzato all’estero. Ovunque in Europa grandi consensi per quel “ragazzo” nato a Cuggiono, vicino a Milano, nel 1950, che era diventato famoso soprattutto per due canzoni, Alla fiera dell’Est e Cogli la prima mela, ma che era soprattutto un raffinato musicista, profondo conoscitore della musica medievale, rinascimentale e celtica che eseguiva magistralmente col suo violino.
Con la moglie Luisa Zappa ha stabilito uno straordinario rapporto fatto di sentimenti e collaborazione professionale che dura tuttora, tanto che Angelo non imbocca nuove strade se non ne ha discusso con lei. «Quella di incontrare Luisa», ammette, «è stata davvero una grande fortuna e ha anche dettato il senso della mia vita futura».
Scenografia ispirata a Giotto, Infinitamente piccolo, con la regia di Arturo Brachetti, per diversi anni ha girato per il mondo come un raffinato spettacolo di canzoni. Poi è nata La Lauda di Francesco, che è diventata uno spettacolo filmato il 9 dicembre 2006 al Teatro Lyrick di Assisi.
È uno spettacolo inconsueto, che gronda amore e sincerità: non è soltanto musical, né opera, concerto, commedia o danza, ma è un’ispirata contaminazione di tutte queste forme che, in un unico contesto, interagiscono tra loro. Lui, il menestrello, che è la voce narrante, sta sulla scena, defilato o protagonista, e detta i ritmi della storia a tutti gli attori (Alberto Salvi san Francesco, Walter Tiraboschi san Bernardo, Maria Tirelli santa Chiara).
Gli otto ballerini sono a piedi scalzi e si muovono, perfettamente inseriti nella scenografia ispirata ai dipinti di Giotto, accarezzati dalla voce di Branduardi, che passa con disinvoltura da raffinato virtuoso dal violino alla chitarra, dal flauto di Pan ai piatti sinfonici, accompagnato da tre musicisti che sono sempre con lui: Davide Ragazzoni, Stefano Olivato e Leonardo Pieri.
La storia inizia dalla nascita della Porziuncola, la chiesetta costruita mendicando mattoni, sassi e travi per Assisi e dintorni e diventata la sede dei Francescani; racconta l’arrivo di santa Chiara e i viaggi che Francesco compie per l’Europa, e quando torna racconta come un affabulatore, ma con semplicità, le sue scorribande nel mondo esterno, sino a quando lascia, ancora giovane, questa terra che ne farà un simbolo di pace.
Francesco incarna un modello perfetto di pace e dialogo: nel corso della sua vita ha avuto a che fare da una parte con Innocenzo III, passato alla storia come uno dei Papi più autoritari, e dall’altra con il Sultano Malik al-Kamil. Da Innocenzo III ottenne l’approvazione per la sua Regola, con il Sultano nacque un’incredibile storia di dialogo, reciproco rispetto e amicizia.
L’iman Yahya Pallavicini, attualmente vicepresidente della Comunità religiosa islamica e dal 2000 membro del Cda del Centro islamico culturale d’Italia della moschea di Roma, dice di san Francesco: «In questo mondo che sembra ostinarsi a dimenticare Dio, i santi e l’armonia della creazione, ci voleva veramente un Angelo per ispirare le note che accompagnano i versi di un illuminato interprete cristiano di un linguaggio universale come san Francesco.
L’insegnamento che se ne trae è che bisogna imparare ad ascoltare con il cuore, dentro la moschea e nel mondo». E La Lauda di Francesco, che ora possiamo finalmente vedere nella sua interezza sul nostro televisore di casa, non fa che confermarlo.