Provincia: Perugia Comprensorio: Tifernate Nome abitanti: Montonesi o Arietani Comune www.comunemontone.it |
Il Castello fu fabbricato in un amenissimo colle alla falde degli Appennini, fra Perugia, Città di Castello e Gubbio, che gli fanno quasi un triangolo. Da levante ha il fiume Carpina; da mezzogiorno il Tevere, che gli corre lontano un miglio; da ponente un placidissimo fiumicello, che ritiene il nome di Rio; e da settentrione i Monti Appennini… L’aere vi è temperato; il contado è ornato e fertile e vago… La terra per natura e arte è forte non meno che bella…”.
Così nella Lettera Istorico-Genealogica della famiglia Fortebraccio da Montone, Bologna 1689, il dottor Gio. Vincenzo Giobbi Fortebracci ricostruisce la nascita di Montone e ne lega il destino a quello della sua famiglia, i Fortebracci. Di tutti, il più noto, fu Andrea Braccio, detto Braccio da Montone, famosissimo capitano di ventura al soldo di Federico da Montefeltro, del re Ladislao di Napoli, di Alfonso d’Aragona. Stratega finissimo, coraggioso combattente, coltivò l’ambizioso sogno di creare un Regno nell’Italia Centrale da contrapporre al Papato (che per due volte lo scomunicò) e alle potenti famigli romane dei Colonna, degli Orsini e i Della Rovere. Morì nell’assedio dell’aquila il 4 giugno 1424, irato, sdegnoso, rifiutando ogni cura medica.Il figlio Carlo seguì le orme paterne; si arruolò coi Visconti e i Malatesta e infine con la Repubblica di Venezia che nel 1473 aiutò a respingere l’espansione dei Turchi.
Per gratitudine i Veneziani gli regalarono una Spina della sacra Corona di Cristo. La preziosa reliquia fu trasportata a Montone e da allora viene esposta due volte l’anno, il Lunedì dell’Angelo e la penultima domenica d’agosto, dando luogo a festose rievocazioni in costume e a giochi cavallereschi che attirano migliaia di visitatori.
Come se una meravigliosa macchina del tempo ci trasportasse indietro di cinquecento anni, chi assiste a Montone alla Celebrazione della Santa Spina la penultima domenica d’agosto stenta a credere ai suoi occhi. Già da lontano il piccolo borgo medievale svetta sulla vallata coi suoi possenti contrafforti di pietra e le mura, le torri campanarie, il dedalo di viuzze tortuose dove s’affacciano balconi e davanzali fioriti, archi, scalinate, palazzi e chiese perfettamente conservate. Sembra di entrare in un altro mondo, di cogliere gli odori e i suoni di un’altra epoca. Che miracolo è successo?
Da circa una decina di anni la Donazione della Santa Spina è diventata per Montone la celebrazione della sua stessa storia e identità. A questo concorrono l’Amministrazione Comunale, la Pro Loco e soprattutto gli abitanti, con un entusiasmo e un’abnegazione encomiabili.
Secondo l’antica conformazione, Montone era suddiviso in tre rioni: il Monte, il Borgo, il Verziere, ai quali corrispondevano le tre porte d’accesso alla cinta muraria e anche la stratificazione sociale. l rione di Porta del Monte rappresentava anticamente quella parte del castello dove abitavano le famiglie nobiliari. Una storia feroce di guerre intestine: gli Olivi contro i Fortebracci in continua lotta per la supremazia, fino a sfociare nella notte del 1280 in una strage della famiglia dei Fortebracci. I Tempi oscuri fortunatamente conclusi.
Oggi Porta del Monte, coi colori giallo e verde delle sue bandiere, ricorda glia antichi fasti soprattutto nei costumi, esemplari nel taglio e nella scelta dei tessuti, ricostruzione perfetta delle fogge del tempo. Il Rione di Porta del Borgo si identifica con la zona esposta a nord di Montone e con le due ampie gradinate che portano alla chiesa di San Francesco e al convento. Era anche la sede delle guarnigioni armate, e quindi coi colori rosso e bianco dei suoi stendardi rappresenta i ceti dei militari e degli ecclesiastici.
Il rione di Porta del Verziere è quello dei popolari e rappresenta la parte a sud di Montone, con l’ingresso della via “Carraia” che permetteva il trasporto dei prodotti delle campagne (verzure) dentro il borgo. I suoi colori sono il blu e il giallo. Non si consideri oziosa questa disgressione sui tre rioni perché è l’humus di tutto quello che succede nella manifestazione estiva in cui ci si aggiudica il Palio e la Castellana.
E’ una gara in tutti i sensi, un torneo “all’ultimo colpo”, giocato con prove di destrezza e abilità, rappresentazioni teatrali, bandi di sfida. E anche con leccornie gastronomiche perché ogni rione installa la sua taverna e fa a gara nel soddisfare al meglio i palati dei visitatori.
In realtà è una sfida che dura tutto l’anno, fatta di sfottò per chi ha perso e di critiche e gelosie per chi ha dominato. Come in un alveare, il ronzio sotterraneo per ideare nuovi spettacoli dura tutto l’inverno e la primavera. Non mancano tentativi di spionaggio e di depistamento. Custoditi gelosamente, i nuovi progetti mettono in moto sarte, artigiani, attori, musici, ballerini. Si prova di notte, di nascosto, in luoghi protetti. Come è costume dei piccoli borghi, non si disdegna il sarcasmo e la maldicenza. Sono armi anche queste, benché improprie. Poi arriva finalmente la penultima settimana d’agosto e Montone diventa un’immensa quinta teatrale attraversata da migliaia di persone che vengono ad assistere agli spettacoli. Il primo è il Bando di sfida, poi la Stornellata e i Giochi di bandiera. Ogni rione gioca le sue carte al meglio. A giudizio della giuria, il vincitore si aggiudicherà il Palio e farà interpretare alla sua Castellana il ruolo di Margherita Maltatesta, moglie del conte Carlo, nel sontuoso corteo storico finale.
Benché suscettibile di miglioramenti, questa manifestazione è ormai a livello delle celebrazioni più affascinanti di tutta l’Umbria. Primo, perché è autentica e vissuta come riscoperta delle proprie radici; secondo, perché è cresciuta di qualità e non si limita a un’immagine medievale “da presepio”, ferma e stantia, ma produce veri e propri spettacoli e macchine teatrali. E poi è un’occasione turistica e gastronomica assolutamente imperdibile.
Non ci resta quindi che un augurio: che la settimana montonese possa decollare sulla scena nazionale con un coordinamento più snello e intelligente, una sponsorizzazione pubblico-privata, una promozione d’immagine più efficace, perché è un biglietto da visita davvero prezioso e sono rari i luoghi come Montone che assommano alla bellezza del clima e della natura il fascino di una storia magnifica e irripetibile. Anzi, sono rarissimi.