Posto a ridosso dei Monti Martani, in posizione panoramica dominante una piccola valle, la cittadina deriva il suo nome dall’omonima divinità romana.
(Chi è? Giano finì con il rivestire un posto sempre più elevato nel pantheon romano al punto che un suo sacerdote (il rex sacrorum), nelle processioni aveva la precedenza sui rappresentanti di tutte le altre divinità (compreso il sacerdote di Giove), mentre negli inni veniva invocato come “buon creatore”, cioè come creatore degli uomini (Ianus Pater) e padre Dio degli Dei (deorum deus, ovvero, deorum rex)”, padre in altri termini, di tutti gli uomini, della Natura e dell’Universo. Divenne la divinità dell’apertura e dell’inizio, con caratteristiche simili a quelle della divinità solare che apre il cammino alla luce accompagnando l’attività umana nel corso della giornata).
Sorto probabilmente come “vicus” nelle adiacenze dell’antica via Flaminia, fatta costruire dal Console Caio Flaminio, nel III secolo a.C., e di cui si conserva in questo tratto un ponte presso la frazione di Bastardo, dopo la caduta dell’ Impero Romano, Giano fu distrutta dai Longobardi. Ricostruita, la cittadina si sviluppò nel Medioevo intorno al Castello edificato nel X sec., e dalla metà del XIII sec., seppure con alterne vicende, entrò a far parte dei possedimenti di Spoleto, condividendone le vicende storiche. Mantenne comunque una sua indipendenza amministrando un territorio proprio che comprendeva i castelli di Montecchio e Castagnola (oggi sue frazioni) entrando, infine, a far parte dei possedimenti della Chiesa. Dal 1927 al 1930 fu frazione di Spoleto e successivamente fu eretto a Comune.
Visita nella città
Giano conserva ancor la sua struttura medioevale caratterizzata da tre successive cinte murarie con torri e piccole porte. Il Castello, benchè di dimensioni ridotte, ha una complessa struttura fondata sull’unione di due impianti fortificati costruiti intorno ad un vertice urbanistico, rappresentato dalla piazza principale, su cui domina il Palazzo Municipale. Qui sono custoditi reperti romani provenienti da una villa romana che sorgeva nelle vicinanze. Sulla stessa piazza sorge la chiesa della Madonna delle Grazie, con l’abside gotico del XIII sec., pianta a croce latina e con alte finestre ogivali; l’interno custodisce due pregevoli tele seicentesche, recentemente restaurate, del Polinori e del Cavallucci. Sempre su questa piazza si trova anche la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo; edificata nel XIV sec. custodisce frammenti di affreschi trecenteschi. Appena fuori dell’abitato, nelle immediate adiacenze delle mura medioevali, sorge la chiesa di San Francesco del XIV sec.; sottoposta a numerosi restauri, la chiesa conserva ancora il suo impianto tipico, ad una sola navata, propria degli edifici mendicanti e propone il suo messaggio culturale trasmesso dal movimento francescano con un ciclo di affreschi custodito nella Cappella del Crocefisso, presunta opera di Giovanni di Corraduccio (XV sec.).
Di recente in questa chiesa, durante i lavori di restauro, è venuto alla luce un affresco del XIV sec. di scuola umbra raffigurante Sant’Antonio Abate.
Pregevoli anche gli affreschi del XIV sec. (nell’abside) di scuola umbra ed i Paliotti del XVII sec. di scuola toscana in scagliola che adornano gli altari.
Nei dintorni
Il territorio è costellato da suggestivi castelli ricchi di storia ed arte, come Montecchio, Castagnola e Morcicchia e da tanti piccoli borghi fortificati immersi in un paesaggio pittoresco e dove ancora domina un paesaggio di particolare fascino e bellezza.
Tra i tanti “gioielli” custoditi nel suo territorio, uno svetta su tutti: l’Abbazia di San Felice.