Posta su un colle a dominio della riva sinistra del Tevere, per la sua importanza strategica, la cittadina fu aspramente contesa con dure lotte fra Perugia e Todi. Il territorio, abitato prima dagli Umbri e poi dagli Etruschi, entrò a far parte nel III sec. d.C. dei possedimenti romani, come documentato da una lapide del III secolo d.C. (rinvenuta nella località Carceri) che specifica che la zona era sotto il dominio della Tribù Clustumina della XLI legione dell’esercito augusteo. Intorno al V e VI sec. Vitige e Totila, re dei Goti, percorsero queste terre durante le guerre contro i Bizantini di Giustiniano.
Verso il 548-550, il territorio entrò a far parte del ducato di Roma, separato dal ducato di Spoleto dai Monti Martani. Per porre fine alle contese tra i due ducati, nel 759-760 in un famoso Placito re Desiderio e papa Paolo I tracciarono i confini, inserendo Collazzone nel territorio tuderte. La tradizione storica fa risalire il primo nucleo del castello ad un Atto Comes (Castaldo di Faroaldo II di Spoleto) e dell’architettura longobarda, Collazzone ha ancor oggi tutte le caratteristiche essenziali: le viuzze, le mura gli spalti e i contrafforti. Con la decadenza dei ducati longobardi dell’Italia Centro-Meridionale, a seguito della sconfitta delle Chiuse e quella più grave di Pavia, il primigenio borgo-villaggio si organizzò in libero Comune la cui libertà però terminò a seguito dello scontro tra le fazioni dei guelfi e ghibellini. Particolarmente funesti furono gli anni del 1218, 1220 e del 1271, anni in cui il castello fu devastato dalle milizie di Guglielmo dei Pazzi. Nel 1306 moriva a Collazzone, nel convento di San Lorenzo, Jacopone da Todi, il battagliero frate Francescano firmatario, con i Colonna, del “Manifesto di Longhezza”, in cui dichiarava decaduto il Papa e chiedeva un nuovo Concilio. Nell’agosto del 1338 Collazzone venne definitivamente sottomesso dall’armata di Braccio da Montone per conto di Oddo e Pandolfo Baglioni che ne divennero effettivi signori nel 1338. Papa Innocenzo IV ne riconfermò l’investitura a Nello Baglioni e ai suoi discendenti maschi in linea diretta, investitura che venne a decadere con la morte di Orazio Baglioni, vescovo di Assisi, nel 1647. Da tale anno, Collazzone, pur riacquistando la sua antica autonomia, entrava a far parte definitivamente del Governo Pontificio, amministrativo, venne a far parte definitivamente del Governo Pontificio, sino alla parentesi delle occupazioni Napoleoniche nel 1790-1800 e 1809-1814, periodo in cui eretto a distretto amministrativo, venne a far parte del Dipartimento del Trasimeno. L’autonomia venne riconfermata all’atto della formazione del Regno d’Italia di cui entrò a far parte, come Comune, nel 1860.
La cittadina conserva nel centro storico ancora tutte le caratteristiche del borgo medioevale con le sue viuzze concentriche, i suoi vicoli simmetrici, la quasi intatta cinta muraria, segnata da possenti torrioni da cui si ammira lo stupendo panorama della vallata sottostante. Arrivando in centro, si entra subito nella piazza principale dominata dalla
chiesa parrocchiale di San Lorenzo, del XIX sec., eretta su quello che fu un tempo il cassero del castello. Recentemente restaurata, è caratterizzata da una facciata con rilievi in cotto, un bel portale sormontato da una lunetta con un bassorilievo ed un grande rosone centrale. A fianco sorge il campanile del XII sec. (torre adattata a campanile).L’interno, a navata unica, custodisce opere d’arte pregevoli quali: una preziosa ed unica immagine lignea policroma della “Madonna delle Grazie”, del XIII sec., opera di F. di Lorenzo di stile romanico-bizantino; opere del XVII sec. di Andrea Polinori; nonché una pregevole “Crocifissione”. Imboccando l’attuale Corso Vittorio Emanuele III, l’antico Decumanus Vicus del Castrum, giungiamo all’antica chiesa di San Michele Arcangelo. Inglobata nell’omonimo convento Clarissiano è forse la primigenia cappella del castello e reca ancora leggibile, nel frontone ribassato dell’ingresso, il monogramma barbarico della “Redenzione”. Altrettanto interessante, sulla suggestiva piazzetta Jacopone, ricavato dall’antico chiostro del monastero, è il Palazzo Comunale, con un portale attribuito al Vignola che reca lo stemma nobiliare dei principi Cesi. Lasciando la piazza principale ed imboccando una delle viuzze che da esse si irradiano, si entra nel cuore della cittadella dove ogni angolo è un pezzo di storia: bellissimo esempio di architettura medioevale, non intaccato dal tempo.