Posta sul colle di Sant’Agostino (lambito dal sinuoso corso del fiume Corno) circondata da verdi montagne nella fascia appenninica a sud dei Monti Sibillini, la città insieme ad Assisi (per San Francesco), è conosciuta in tutto il mondo come il luogo che ha dato i natali a Santa Rita da Cascia. Antico centro di fondazione italico del VI-V sec. a.C., conobbe l’avvicendarsi di Umbri, Etruschi, Sabini e Romani. La testimonianza più importante del periodo pre-romano è lo splendido tempio Villa di San Silvestro del 290 a.C., rinvenuta in località Pian di Chiavano e poi, del periodoromano, numerosi reperti archeologici venuti alla luce, anche di recente, dimostrano come Cascia e il suo territorio fossero un centro di rilievo in quell’epoca. Si vuole, altresì, che Vespasia Polla, madre dell’imperatore Vespasiano, fosse orginaria di questo territori. Nel 63 a.C., distrutta, fu poi ricostruita e, con la caduta dell’Impero Romano, subì i saccheggi e le distruzioni delle orde barbariche: prima dei Goti di Totila, poi dei Longobardi e nuovamente distrutta dai Saraceni nel IX sec..
Divenuta Comune autonomo a partire dal XII sec., ebbe alterne vicende collegate alle lotte contro le città vicine e alle dispute tra guelfi e ghibellini che animarono gran parte del territorio umbro. Nel 1381 nasceva a Roccaporena, Margherita Lotti, che sarà poi conosciuta nel mondo come S. Rita da Cascia. Ancora quindicenne dovette andare in sposa ad un giovane del luogo, Paolo di Ferdinando, uomo rude che fu travolto dalle crudeli faide politiche del Medioevo e che pagò con la vita la sua volontà di redimersi. I due figli, nati dal matrimonio, si ripromisero vendette e Rita, già angosciata per la morte del marito, supplicò il Signore di dare la morte ai figli pur di non vederli macchiarsi di un delitto. Rimasta sola, distrutta dal dolore, si ritirò nel convento degli Agostiniani di Cascia dove, dopo circa quarant’anni, si spense il 22 maggio del 1457.
Trascorse la vita rinnovando le sue angosce, offrendole a Dio ed operando una serie di miracoli, che rivelarono la sua santità. Proseguendo nel racconto dei fatti storici che coinvolsero Cascia ed il suo territorio, da ricordare nella seconda metà del 1400 la costruzione della Rocca fatta erigere in cima al colle dal Pontefice Paolo II, con lo scopo di poter controllare dal punto di vista militare la cittadina. Nella prima metà del XVI sec., la Rocca fu ripetutamente sottoposta agli attacchi dei seguaci dei Colonna che tentarono invano d’impadronirsene e nel 1517 fu smantellata per ordine di papa Leone X. Nel 1527 la città fu saccheggiata dalle truppe di Sciarra Colonna ed una nuova guerra con Spoleto provocò devastazioni e lutti in tutto il territorio casciano. Posta ai confini con il regno di Napoli, Cascia, caposaldo dello Stato Pontificio, ne seguì gli eventi storici fino al 1860, quando fu ammessa allo Stato Italiano. La città si presenta già da lontano, agli occhi del visitatore, con la classica struttura di castello di pendio, tipica degli abitati che sorgono nell’area umbro-sabina, anche se il notevole sviluppo urbanistico a valle, i numerosi edifici ricettivi costruiti per accogliere gradevolmente le migliaia di turisti che ogni anno giungono qui da tutto il mondo, ne hanno alterato in parte la struttura originaria. Il giro della città può iniziare da Piazza Garibaldi (dove ha sede anche l’ufficio d’informazioni turistiche) dov’è ubicata la chiesa di S. Francesco. L’edificio, in stile gotico, fu fatto costruire nel 1424 dal vescovo Antonio Elemosina sui resti di una preesistente chiesa e monastero del ‘200. La facciata è caratterizzata da un bel portale sormontato da una lunetta con un affresco quattrocentesco e da un elegante rosone.
L’interno, a croce latina, presenta decori e stucchi del XVIII sec., un coro ligneo trecentesco e numerose pitture tra le quali: l'”ascensione“, opera del 1596 di Niccolò Circignani, detto il Pomarancio; una “Trinità e Adorazione dei Pastori“, un “S. Benedetto“, opera del XV sec. di Bartolomeo di Tommaso da Foligno, ed affreschi del XV sec. di scuola umbra e senese. Uscendo dalla Porta Orientale si arriva alla chiesa di S. Antonio Abate con annesso l’ex monastero Benedettino. La chiesa, ricostruita tra il XIV e il XV secolo, custodisce importanti e pregevoli affreschi: nel presbiterio una sequenza delle “Storie del Santo“, dell’inizio del XV sec., opera attribuita al pittore umbro Maestro della Dormitio; nell’ex monastero una sequenza delle “Scene della Passione” del 1461, opera di Nicola da Siena. Proseguendo e rientrando da Porta Leonina, in via XX settembre troviamo la Collegiata di S. Maria. Edificata tra il IV-VI sec., ripetutamente restaurata, reca ancora tracce della struttura originaria romanica nella parte nord. La facciata è caratterizzata da un timpano e da due portali, uno del 1535 e l’altro del 1621. L’interno, in stile cinquecentesco, contiene pregevoli opere: sul primo pilastro della navata sinistra affreschi del XIV sec., tra cui una “Deposizione” del 1462 di Nicola da Siena; nella navata sinistra una tavola con cornice lignea e “Predella” detta della “Pace” del 1547, opera di Camillo e Gaspare Angelucci ed altre opere tra cui una tela raffigurante “I Misteri del Rosario” di Nicolò Frangipani. Proseguendo per via Santa Chiara si giunge a quella che è la mèta principale di migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo: il Santuario di Santa Rita. Qui i fedeli giungono con la speranza di trovare conforto alle ansie di tutti i giorni ed è proprio questa speranza, non delusa, il grande miracolo della taumaturga Rita. La sua costruzione, resasi necessaria per ospitare la massa sempre crescente di pellegrini, che si recavano a render omaggio alle spoglie della Santa (canonizzata da Leone XIII il 26 maggio del 1900), venne iniziata nel 1936 a fianco della primitiva chiesa e del convento.
Progettato da Monsignor Spirito Maria Chiapetta, rielaborato dal Martinenghi e dal Calori, fu ultimato nel 1940, aperto al culto nel 1948 ed eretto a Basilica da Pio XII nel 1955. Promotrice della costruzione del nuovo santuario fu Madre Teresa Fasce, (proclamata recentemente Beata), superiora per molti anni dell’attiguo convento e che, la tradizione narra, essere stata in vita in continuo e serrato colloquio con Santa Rita. La facciata del Santuario è caratterizzata da un rivestimento in travertino, da due slanciati campanili gemelli e da alcuni rilievi ai lati del portale, opera di E. Pellini, raffiguranti “Fatti della Vita di S. Rita“. L’interno presenta affreschi di Luigi Montanarini raffiguranti lo “Spirito Santo e La Gloria dei Santi Agostinani“; all’ingresso, affreschi di Silvio Consadori; sulla sinistra la Cappella di Santa Rita (dov’è custodito in un’urna di vetro il corpo della Santa), affreschi di Ferruccio Ferrazzi, e di F. Taragni (“Sante Agostiniane”), tele di G.B.Galizi (“Episodi della vita di Santa Rita”); a destra la Cappella dell’Assunta, affreschi di Gisberto Ceraccini (“l’Assunzione”) e nella Cappella del Sacramento, affreschi di Luigi Filocamo raffiguranti “l’Ultima Cena“. Tutte queste opere furono realizzate tra il 1950 ed il 1956, mentre l’altare maggiore presenta una serie di sculture di Giacomo Manzù collocate nel 1981 in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario della nascita della Santa. Sempre all’interno le stazioni della “Via Crucis”, realizzate in marmo, sono opera di E. Pellini. Lungo l’intero perimetro dell’edificio si sviluppa un matroneo riservato alle suore Agostiniane. Nella Basilica Inferiore del 1988, in un ambiente molto moderno, sono custodite la tomba di Madre Teresa Fasce e i resti con la Sacra Reliquia del “Corpus Christi” del Beato Agostinano Simone Fidati (1285-1348). La reliquia è un’ostia, ancora impregnata di sangue, che il beato Simone portò qui. Questa gli fu data da uno scettico sacerdote senese che, dovendo portare l’Eucarestia ad un malato, l’aveva conservata malamente nel suo libro di preghiere e quando lo riaprì trovò la particola grondante sangue. Adiacente la Basilica di Santa Rita vi è il Monastero di S. Rita, del XII secolo.
Originariamente appartenente alle Benedettine, dalla prima metà del XIV sec. passò alle Agostiniane. In questo luogo sono concentrate le memorie della Santa: il Cortile del ‘400 con la “vite miracolosa“, arido tronco di legno curato amorevolmente da Rita; l’Oratorio, dove la Santa, raccolta in preghiera davanti l’affresco del Crocifisso, nel 1432 ricevette da questo la spina stigmatica che porterà per tutto il resto della sua vita; la Cella dove la Santa visse e morì e dove è custodito il sarcofago ligneo che ne ospitò il corpo alla sua morte, l’anello nuziale e la Corona del Rosario. Posta sulla sommità del colle c’è la chiesa di Sant’Agostino costruita nel 1059 per volere di papa Nicolò II. La facciata in stile gotico del 1380, presenta un portale ogivale sormontato da una lunetta con un affresco del 1390 di scuola umbra o camerinese. L’interno custodisce una tela del 1609 di Virgilio Nucci, affreschi quattrocenteschi di scuola umbra e, nella sottostante cripta, un affresco trecentesco di scuola umbro-marchigiana.