Il presepe è una delle tradizioni più amate dalle famiglie di tutta Italia. In molti si dedicano, ogni anno, all’ allestimento di un presepe nel loro nido domestico.
E Roma custodisce il presepe scultoreo più antico del mondo!
L’artefice fu Arnolfo di Cambio ed è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Arnolfo di Cambio è stato uno degli artisti italiani più importanti del nostro paese, architetto, scultore ed urbanista ha rivoluzionato, nel Medioevo, il modo di fare e concepire l’arte.
Originario di Colle Val d’Elsa, si formò nella bottega dei Pisano, collaborando alle fabbriche più significative del periodo. Nel 1276 si trasferì a Roma dove realizzò numerose opere, tra cui spiccano il monumento di Carlo I d’Angiò (oggi conservato a Palazzo dei Conservatori), i cibori di San Paolo fuori le mura e di Santa Cecilia in Trastevere, la chiesa di Santa Maria in Aracoeli, il monumento di papa Bonifacio VIII e la statua bronzea di San Pietro della Basilica di San Pietro.
Sempre a Roma, nel 1288, scolpì otto statuette raffiguranti i personaggi della Natività con i Re Magi. L’opera fu commissionata da Niccolo IV, papa francescano, che in occasione dei restauri dell’antica basilica mariana, volle far realizzare, un presepe, in ricordo di quello che San Francesco realizzò a Greccio, che però era vivente.
Il legame tra la Basilica di Santa Maria Maggiore e la natività era precedente. Nel 432, papa Sisto III fece realizzare la “grotta della Natività”, simile a quella di Betlemme. Questa divenne immediatamente un luogo di pellegrinaggio. Originariamente, custodiva i frammenti del legno della Sacra Culla, oggi conservati nella teca della Confessione.
Col passare del tempo la basilica di Santa Maria Maggiore ha subito numerosi cambiamenti, per volontà dei diversi papi che si alternarono al potere. Tra questiparticolarmente devoto alla basilica mariana fu Sisto V.
Il papa commissionò a Domenico Fontana la costruzione, nella navata destra, di una grande cappella (del Sacramento o Sistina). In quell’occasione l’architetto spostò la grotta della Natività con le statue di Arnolfo di Cambio, all’interno del nuovo ambiente. Negli anni alcune statue sono andate perse, ma nonostante ciò, la Natività mostra ancora intatto il suo fascino indiscusso.
Arnolfo di Cambio realizzò delle statue secondo il criterio di visibilità, cioè vennero pensate per essere osservate da un unico punto di vista, scelto dall’artista.
Il gruppo scultoreo comprende Maria con il Bambino (che però è un opera cinquecentesca), i Magi, il bue, l’asino e San Giuseppe. Ci sono dei dubbi per quanto concerne l’originaria collocazione delle figure. E’ probabile che il gruppo era disposto nell’intero spazio disponibile, in modo da accogliere il visitatore. Le figure della Vergine con il Bambino, con il bue e l’asino, erano forse una in nicchia rettangolare di fronte all’ingresso, a destra vi erano i due Magi, e nel lato opposto San Giuseppe. Vi era poi il terzo Magio, posto al limite della nicchia rivolto verso il bambino.
Nelle figure dei Magi, Arnolfo di Cambio ha mostrato la sua sensibilità artistica. Mirabile è il Magio inginocchiato di spalle allo spettatore con le mani giunte. Di questo colpisce la forte espressività, suggerita dalla linea della bocca, che solca il viso. Ci sono delle perplessità, invece, per quanto concerne gli altri due Magi che sono stati realizzati seguendo l’iconografia dei magi-sapienti, è auspicabile che a realizzare sono stati gli allievi.
Il San Giuseppe arnolfiano è un uomo semplice, poggiante su un bastone, che come lo spettatore, assiste alla scena.
La figura della Vergine con il Bambino era probabilmente diversa dall’attuale. Arnolfo la concepì probabilmente secondo la tipologia alto medievale, sdraiata sul fianco, come puerpera, rivolta a sinistra verso la mangiatoia con Cristo spiccante dal pavimento.
Fuori posto appaiono le figure del bue con l’asinello. Nell’iconografia canonica il bue guarda verso il bambino mente l’asino verso San Giuseppe. Quest’ultima invece non segue la postura tradizionale. È pur vero che all’ epoca Arnolfo aveva poche indicazioni dai Vangeli.
Gli unici testi che all’epoca trattavano il tema della Natività erano i vangeli apocrifi da cui Arnolfo prese ispirazione.
Oggi il presepe è conservato nel Museo delle Basilica. E’ veramente suggestivo, pensare che da un opera che è stata prodotta 722 anni fa, ha preso avvio la tradizione del Presepe, che rinnovandosi di in anno in anno, rende uniche le festività natalizie.