Il monachesimo camaldolese e l’Alta Valle del Tevere
Conferenza in occasione dei millenari di Camaldoli e di Sansepolcro
Si è tenuta mercoledì 28 novembre, presso il Centro Studi “B. Carlo Liviero” la conferenza sul tema
“Il monachesimo camaldolese e l’Alta Valle del Tevere“, promossa dall’Ufficio Diocesano Cultura e Comunicazioni Sociali, in occasione dei millenari di Camaldoli e di Sansepolcro. Il prof. Pierluigi Licciardello e don Andrea Czortek hanno illustrato le caratteristiche del monachesimo camaldolese – legato alla figura di san Romualdo e al celebrerrimo eremo di Camaldoli – e le modalità del suo insediamento nel territorio italiano centro-settentrionale. La presenza camaldolese rappresenta uno degli elementi pecualiari della storia cristiana altotiberina, dal momento che numerosi sono stati, specalmente nel medioevo, abbazie e monasteri legate a questa congregazione nella diocesi di Città di Castello: il primo insediamento è quello di Dicciano, presso Caprese Michelangelo, monastero che diventa camaldolese nel 1133; tra 1137 e 1180, attraverso un processo lento e graduale, anche l’abbazia di Sansepolcro passa alla congregazione, di cui fanno parte anche i monasteri di Pianettole e di Bolsemolo e il priorato cittadino di San Pietro della Scatorbia (attuale sede delle scuole elementari San Filippo). Insieme all’articolato mondo francescano e al filone legato ai Servi di santa Maria, il monachesimo camaldolese ha costituito uno dei più caratteristici tratti della vita religiosa, ma anche culturale e artistica, della diocesi castellana, almeno fino al XVI secolo.