La storia
Sull’origine del paese sono state avanzate due ipotesi: secondo la prima nel 396 A.C., quando i Romani distrussero Capena, i superstiti cercarono scampo sulle colline circostanti; nasceva così “Civitas de Colonis” o “Civitas de Collinis”, l’odierna Civitella San Paolo. Secondo l’altra tesi l’ appellativo Civitas indica che il paese era una delle sette città Capenati fede rate. Se si accetta questa teoria, Civitella avrebbe fatto parte di un vasto comprensorio che anticamente ebbe il nome di Agro Capenate, poiché la città che ne costituiva il centro e svolgeva il ruolo di guida era l’antica Capena. L’area confinava a nord con i Falisci, ad est con i Sabini, a sud con i Latini e ad ovest con gli Etruschi.
Il territorio era attraversato da due importanti vie di comunicazione, la Flaminia e la Tiberina, strade che ancora oggi permettono di raggiungere questo centro.
A testimonianza di queste antiche origini a poche centinaia di metri dal paese attuale, in località Monteverde, è stata rinvenuta una necropoli. Una seconda necropoli è stata rinvenuta in località San Martino, a confine con il territorio di Capena. L’età romana ha lasciato tracce nei nomi dei fondi agricoli, che fanno pensare a possedimenti di grandi dimensioni (forse anche di proprietà dell’imperatore); nei ricchi corredi rinvenuti nella necropoli di San Martino e nei numerosi resti affioranti nelle campagne circostanti: tratti della Via Tiberina, tracce di templi, tombe e ville. Nel cortile del castello sono conservate iscrizioni funerarie e parti di sarcofaghi rinvenuti nel territorio.
Agli inizi dell’anno 1000 compaiono le prime notizie certe e documentali di Civitella.
Civitas de Collinis costituì sin dall’alto Medio Evo uno dei possedimenti della Basilica di San Paolo fuori le mura, come testimoniano le bolle di conferma di beni e privilegi di Gregorio VII, del 1081, di Anacleto H antipapa (1130), di Innocenzo III (1203), di Onorio III (1218), di Gregorio IX (1236), di Carlo IV imperatore (1369), di Bonifacio VIII (1392), di Eugenio IV (1442).
Nel donare a San Paolo numerosi castelli, l’intenzione dei pontefici era di creare, sulla sponda destra del Tevere, uno stato monastico-feudale fedele alla Santa Sede, per contrapporlo a quello dell’Abbazia di Farfa, sorto sull’altra sponda del fiume, che era ligio agli imperatori. I feudi dell’Abbazia di San Paolo che si estendevano sino sulla Flaminia e la Cassia, comprendevano i comuni di Capena, Castelnuovo, Riano, Morlupo, Magliano, Cesano, Galeria, Campagnano.
Nel corso dei secoli molte famiglie nobili si insediarono a Civitella, tra cui i Malatesta da Rimini, i Grimaldi da Genova, i Salvati di origini umbre, i Casilli e i Duranti.
Quando nel Lazio subentrarono i nuovi potentati, il castello fu soggetto, in epoche successive, ad invasioni da parte di famiglie nobili che avevano beni nei paesi vicini. Verso la fine dell’XI secolo il Castrum Civitellae fu usurpato da Teobaldo di Cencio, ma, durante il pontificato di Pasquale Il (1099-1118), il figlio Stefano restituì il castello ai monaci. In seguito Anastasio, priore di San Paolo, per ordine di papa Pasquale 11, diede in enfiteusi a Stefano vari castelli del territorio collinense tra cui Civitella.
Nel 1427 Civitas de Colonis figura in parziale proprietà di Odoardo Colonna, grazie alle nepotistiche donazioni di Martino V.
Nel 1433 Civitella contribuì con l’invio di 30 fanti armati, ad ingrossare l’esercito di Eugenio IV a Bracciano, dispiegato contro quello di Nicolò Fortebraccio.
Nel 1434 il Castrum Civitellae fu ceduto da Eugenio IV in enfiteusi ai condottieri Giorgio e Battista Ridolfini da Narni, per scontare un debito di 5000 fiorini. Nel 1448 il castello ed il borgo furono rivenduti per la somma di 2000 ducati ai Monaci di San Paolo.
Il castello di Civitella, a differenza di altri beni del patrimonio abbaziale dei benedettini di San Paolo, che furono alienati a varie famiglie nobili, continuò ad appartenere all’Abbazia anche nell’epoca moderna.
Grazie al governo dei monaci il paese fu abbellito nel corso del tempo di opere architettoniche e di pubblica utilità: il castello, le mura, i fontanili, le mole, lo statuto pergamenaceo del 1618 e le Chiese di Santa Maria, San Giacomo e San Lorenzo.
Il Monastero di Santa Scolastica