Tradizione vuole che madonna Jacopa di Sottesoli, devota di Santa Chiara, usasse preparare per Francesco dei particolari biscotti. Dalle dimensioni di un dito, si chiamavano “mostaccioli”; “Boni e profumosi” ancor oggi si usano fare nei monasteri, specialmente in quelli delle Clarisse. Quando Francesco sentì avvicinarsi la sua ultima ora, disse ad un frate di scrivere una lettera per Jacopa, per informarla della sua morte imminente e chiedendole di raggiungerlo alla Porziuncola, recandogli una veste per la sepoltura e candele per il funerale: 

A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco, poverello di Cristo, augura salute nel Signore e comunione nello Spirito Santo. Sappi, carissima, che il Signore benedetto mi ha fatto la grazia di rivelarmi che è ormai prossima la fine della mia vita. Perciò, se vuoi trovarmi ancora vivo, appena ricevuta questa lettera, affrettati a venire a santa Maria degli Angeli. Poiché se giungerai più tardi di sabato, non mi potrai vedere vivo. E porta con te un panno di colore cenerino per avvolgere il mio corpo e i ceri per la sepoltura”.

Alla fine della lettera, poi, esprimeva un desiderio: “Ti prego anche di portarmi quei dolci, che tu eri solita darmi quando mi trovavo malato a Roma”. Proprio mentre i frati stavano cercando qualcuno che portasse la lettera a Roma, Francesco presentì che Jacopa stava già recandosi da lui. Immediatamente dopo, si udì bussare alla porta della minuscola capanna adiacente la cappella, che fungeva da infermeria… Ella era arrivata con i suoi figli. Per lei, alla Porziuncola, fu tolta la clausura, che non era mai stata soppressa nemmanco per Chiara. Jacopa aveva portato tutto ciò che Francesco desiderava, inclusi i dolci, fatti con mandorle, zucchero ed altri ingredienti, noti allora a Roma e nel circondario, col nome di mortarioli e che qualcuno ha voluto individuare, come una variante – ma forse più per l’assonanza del nome – con i nostrani “mostaccioli”.  Se vuoi provare che sapore avessero i biscotti che Francesco prediligeva, segui questa ricetta medievale.


Ingredienti:

– 250 grammi di mandorle

– 1 etto e 25 grammi di miele

– due albumi

– una presa di pepe

– una presa di cannella

– 1 etto e mezzo di farina

Preparazione

Metti a bollire in un pentolino un po’ d’acqua, tanta da contenere le mandorle che butterai dentro quando bollirà. Spegni subito e copri con un coperchio. Dopo qualche minuto tira fuori le mandorle un po’ alla volta, scolandole; facendole scorrere tra le dita vedrai che la buccia viene via molto facilmente. Se non vuoi fare questa operazione puoi comprare le mandorle già sgusciate, ma di solito sono meno buone. Metti le mandorle in un frullatore – o, se vuoi fare come ai tempi di Francesco, in un pestello – insieme al miele, gli albumi, il pepe, la cannella. Quando il tutto sarà diventato una pasta omogenea, versala sulla spianatoia o dentro una capace scodella e aggiungi la farina, fino a ottenere una pa­sta piuttosto consisten­te. Stendi questa pasta con il mattarello o con una bottiglia vuota e pulita, senza etichetta (ricordati di infarinare sempre la spianatola, il mattarello o la bottiglia), e fanne tante listerelle di circa 4 centimetri . Ungi leggermente una teglia e infarinala, scuotendo via l’eccesso di farina. Sulla teglia adagerai i biscotti lasciando un po’ di spazio tra l’uno e l’altro. Cuoci a forno leggero per circa 20 mi­nuti. Prima di togliere i biscotti dalla teglia aspetta che siano freddi e rassodati.