La colubrina, chiamata anche volgarmente cannone a mano è menzionato – in italia – fin dal 1447. Il nome deriva dal provenzale colobrina, dal latino coluber (= serpente). La canna era incastrata in una assicella ed era usata coma una balestra; le palle erano grosse quanto una nocciola e furono usate sin dal XVI secolo.
Già dalla metà del XV secolo, ne erano in uso di più voluminose portate sopra carri.
Al tempo di Carlo VIII di Francia le colubrine erano distinte come artiglierie di un genere particolare ed erano più piccole ma più lunghe dei cannoni, con canna sottile, cui minor calibro.
Dal 1500 le grosse colubrine venivano fuse in un sol pezzo, in bronzo, ed erano in grado di esplodere colpi in rapida successione. Molto maneggevoli, si caricavano facilmente ed avevano palle di ferro e di lunga portata con relativa piccola carica.
Dal XVII secolo le colubrine aumentarono di dimensioni, periodo in cui la loro grossezza diventò stabile. In base alla loro forma uso e loro grossezza, furono classificate: Quarta colubrina, mezza colubrina o doppia, incamerata, bastarda, da mascollo, etc. Gli affusti che erano in qualche modo intercambiabili, secondo le circostanze, furono adoperate tanto in terra che in mare.