Non solo quella chiesa dalle linee pure, decise, forti, dedicata a San Bevignate, appena fuori le porte della città e che è sotto gli occhi di tutti, ormai da secoli. Il legame dei Templari con Perugia, è molto più forte e molto più profondo. E, tra l’altro, se ulteriormente approfondito, potrebbe riservare importanti sorprese. Quella chiesa, costruita intorno al 1277, grosso modo una trentina di anni prima dell’improvvisa e inattesa rovina dell’Ordine, ricco e potente, entrato nel mirino di Filippo IV “il Bello”, re di Francia, doveva rappresentare, concretamente, visivamente, la crescita, la forza e la potenza dei cavalieri del Tempio nel vivace libero comune umbro, che proprio in quel periodo rappresentava un punto di riferimento per tutte le città della regione. Una forza e un potere che i frati con la croce sul petto si erano guadagnati con la vivacità del loro ingegno, delle loro conoscenze tecniche, delle loro qualità, che non erano solo e esclusivamente militari, come dimostrarono in Terrasanta.

Le parole di uno studioso

Un aspetto questo che il professor Mario Bellucci, appassionato studioso di storia perugina, sottolinea con vigore e con calore.
La presenza dei Templari a Perugia risulta estremamente significativa – spiega – per due realtà: la proprietà agricola legata all’Abbazia di San Giustino, località tra Civitella d’Arna e Gualdo, ricca di coltivazioni e di innovazioni anche nel settore zootecnico e il convento di Colle Giorgio, tra Ponte Felcino e la via Eugubina, noto anche con il nome di Madonna della Neve di cui rimangono, ancora oggi, imponenti mura fortificate.”
Proprio questo antico monastero – ora proprietà privata fion troppo gelosamente custodita – ha legami diretti con la chiesa di San Bevignate.
“ Risulta – racconta il professor Bellucci – che il monastero venne venduto dai Templari al Comune di Perugia, che poi lo trasformò in carcere. Con la somma incassata l’Ordine iniziò la costruzione della chiesa.”
Un capitolo tutto a parte è l’ Abbazia di San Giustino. Qui i frati-guerrieri avevano organizzato l’olivicoltura e la coltivazione del grano. Ma anche un importante allevamento di cavalli.
“ Si trattava – spiega Bellucci – di un grosso allevamento. Cavalli che servivano l’Ordine per i loro fratelli che si trovavano e combattevano in Terrasanta Questi cavalli venivano condotti in mandria fino a Brindisi e qui, in nave, trasportati fino nelle zone di guerra. Considerate che i cavalli avevano, ai tempi, una importanza primaria: mezzi di trasporto da un lato e macchine da guerra nell’altro.”

Le novità dell’Ordine

Mette in luce il professor Bellucci un altro aspetto che rivela la modernità dei frati-guerrieri. Quasi un secolo prima di Francesco Datini e degli altri banchieri fiorentini, i cavalieri del Tempio operavano con “ le lettere di credito”.
“Invece di spostare grandi somme di denaro, con tutti i rischi che ne sarebbero seguiti – sottolinea Bellucci – i Templari, grazie alla presenza su tutto il territorio europeo delle loro Commanderie, in particolare in Francia e Spagna, utilizzavano le lettere di credito, dimostrando una incredibile modernità.”
Ma forse fu proprio questa crescita esponenziale, che l’ordine nel giro di un paio di secoli aveva raggiunto partendo da Hugue De Payns e dai suoi due primi compagni, a congiurare e a portare al sanguinoso tracollo i cavalieri del Tempio, guerrieri indomiti sui campi di battaglia e acuti e lungimiranti imprenditori agricoli e finanziari, spiazzati e distrutti da un “blitz” che con spietato cinismo il re di Francia mise a segno contro di loro. E anche la caduta dell’Ordine passò, per certi aspetti, da Perugia. Dopo la morte di Bonifacio VIII, stroncato dal dolore e dal crepacuore, dopo lo “schiaffo di Anagni”, che gli avrebbe rifilato Sciarra Colonna, alleato di Filippo il Bello di Francia e la breve parentesi di papa Benedetto XI (il trevigiano Nicola Bocassini) venne eletto, proprio in un conclave svoltosi a Perugia, un cardinale caldeggiato dal sovrano francese: Bertrand De Got, cioè papa Clemente V. Fu quest’ ultimo a firmare la Bolla contro i templari, dopo il “blitz” contro di loro in tutti i paesi europei (tranne il Portogallo dove l’Ordine cambiò nome, l’Ordem de Christi e continuò a vivere) organizzato da Filippo il Bello.

L’ultimo maestro

L’ ultimo maestro Jacques De Molay ammise le sue colpe. Dopo qualche anno ritrattò e come “relapso” (cioè ricaduto nell’errore) venne condannato in via definitiva e bruciato al rogo. Pare che prima di morire abbia lanciato terribili maledizioni di morte contro il re e il papa che, in effetti, morirono in quello stesso anno. A firmare l’ordine di abolizione dell’ Ordine, nel 1312, era stato proprio Clemente V (lo stesso dell’inizio della “cattività avignonese” dei Papi).
I beni dei Templari in gran parte furono incamerati dal re di Francia. Una parte dell’ Ordine dei Cavalieri di Malta e tra questi anche l’Abbazia di San Giustino. Che i Cavalieri di Malta, adesso, stanno recuperando e ristrutturando.
Le ricerche condotte finora non hanno messo in luce figure particolari tra i Templari di Perugia se non un cubiculario (un segretario particolare) di Papi che aveva, pare, un grande potere e un grande ascendente non solo a Roma. Chissà che dalle carte degli archivi non esca, prima o poi, qualcosa di interessante che possa squarciare ulteriormente le zone d’ombra che ancora esistono intorno alla presenza dei Templari a Perugia. Sarebbe un grande risultato tanto più alla luce del fatto che Perugia, con il recupero di san Bevignate, punta decisamente a diventare un polo di attrazione culturale, scientifica e perché no? Anche turistica della storia e della vicenda dei Templari in Europa.

Tratto da: I Templari non solo guerrieri.
Elio C. Bertoldi, Il Corriere dell’Umbria, 6/5/2005